106 alle fatiche d’un giorno intero di cammino in strade in gran parte alpestri. Diremo adesso dei cavalli che vivono in famighe nella zona costiera. Per essi mal si addice il nome di allevamento, giacchèvivono in uno stato quasi selvaggio e nessuna cura e nessuna preoccupazione stringono l’uomo, salvo che far valere a tempo opportuno il suo diritto di proprietà* Gli animali stan sempre all’aperto, vaganti a loro piacere su estesi pascoli: loro ricovero sono gli alberi fronzuti e gli intrigati arbusti, la ri-produzione avviene nelle condizioni naturali più complete. Così essendo, non può davvero dirsi che i cavalli siano allevati. L’allevamento comprende una certa azione dell’uomo, intesa a regolare la produzione col fine del maggiore tornaconto, e invece in questo caso egli è del tutto assente durante il processo di produzione; soltanto si presenta quando si tratta di attribuire la proprietà del prodotto. Questo sistema di produzione animale è messo nella sua vera luce dal seguente caso concreto. Nel latifondo (ciflik) Juba, di Velj Bej, a poche ore da Durazzo, cinquanta famighe coloniche possiedono numerosi cavalli che liberamente pascolano nella parte incolta e boscosa del latifondo. Ciascuna famiglia tiene distinti i propri animali con marchi ovvero con tagli speciali che si fanno alle orecchie, ma tutti vivono promiscuamente senza distinzione di proprietà. Gli animali comprendono soltanto fattrici e stalloni e questi son mantenuti in giusto rapporto. Le famighe equine naturalmente si costituiscono: lo stallone più forte riunisce attorno a sè circa quindici fattrici e caccia via gli altri stalloni; questi fanno altrettanto finché tutti i capi sono riuniti in famiglie. Solo i più deboli stalloni rimangono soli, finché non riescono a costituirsi anch’essi una famiglia, o prendendo il posto di imo stallone morto o catturato, o riunendo attorno a sè nuove fattrici, ovvero cacciando a viva forza imo stallone dalla sua famiglia. Questa lotta per il possesso della femmina non è frequente nel latifondo di cui riferiamo, perchè mai vi è abbondanza di stalloni: le periodiche sottrazioni che si fanno ai gruppi, o per i bisogni dell ’azienda ovvero per l’esportazione, mantengono i maschi in giusto rapporto. La promiscuità della proprietà oltrepassa talvolta i confini di un latifondo. Può accadere che uno stallone da un ciflik passi in altro vicino e costituisca la sua famiglia: nessun vantaggio esso porta al suo padrone, ma questi quando voglia può rilevarlo in forza dei contrassegni. L’attribuzione della proprietà dei nuovi prodotti si compie da a-prile in avanti fino in piena estate. Allora si catturano le madri e ciascuna di queste porta al padrone il suo piccolo. Siamo, come si vede, nel campo di una produzione spontanea, e