57 dell’industria agricola; ma è anche vero che gli agricoltori nulla hanno fatto e fanno per rendere possibile la coltivazione. Segno che nessun interesse sentono per la coltura, legati come sono a quella del granturco. Verso Scutari invece, ove l’agricoltura migliora alquanto, così che l’aratro chiodo è sostituito da una perticar», il frumento ha maggiore estensione e riesce anche nei terreni poco sani, i quali però sono disposti a porche. La trascuratezza in cui è lasciata la coltura del frumento si rivela chiaramente dalle varietà che si coltivano, niente affatto selezionate. Noi abbiamo visto soltanto varietà a grani teneri. Sono varietà aristate a grani di diversa forma e di diverso colore. Nel ciflik Hamze il chicco è di media dimensione, di color biancastro, di forma ellittica e con peli del ciuffo poco sviluppati. Nei dintorni di Scutari invece il chicco è piccolo, di forma più allungata, di colore rossastro e con ciuffo più sviluppato. Di regola il frumento segue il granturco, ma non manca chi seminìi sull’incolto. Nel primo caso non si dà alcun lavoro preparatorio e la semina si fa sul sodo del granturco, nel secondo caso si rompe la terra nel mese di agosto e si fanno ripetuti lavori prima della seminagione. Solo pochissimi diligenti agricoltori dei dintorni di Valona lavorano il terreno prima della semina anche dopo la coltura del granturco. Tale lavoro poi è indispensabile quando questa coltura lascia il terreno molto sporco. La seminagione si fa in epoche diverse: nei terreni umidi di Scutari si anticipa e nella seconda metà di ottobre si affida il seme al terreno, giacché, venendo la stagione delle pioggie, non è più possibile fare alcun lavoro; in altri luoghi invece si ritarda e si semina in novembre. Il seme a vero dire si usa con parsimonia: dalle quantità riferiteci dal signor Kolleka di Yalona pare che si impieghi circa un quintale di seme per ettaro. La covritura del seme si fa con l’aratro, disponendo il terreno in piano. Solamente nelle vicinanze di Scutari abbiamo visto che col lavoro di semina si dispone il terreno a porche larghe circa metri 1,30 e lunghe quanto il lavoro dell’aratro. La perticara che si adopera nel luogo si presta a tale lavoro. Si ottengono le porche alternando il lavoro tra una porca e la successiva. Nell’andare, l’aratro addossa la terra e costituisce metà della prima, nel ritorno fa lo stesso lavoro per la seconda, e bastano due solchi per costituire metà di una porca. Gli ultimi due solchi fatti lavorando in senso opposto sono l’uno accanto all’altro e lasciano il solchetto divisorio delle porche che deve dare sfogo all’umidità esuberante del terreno.