Mica cristiana e di vostra serenità, ma perchè mi pare esser tenuto per 1’ offizio mio dir la verità, come l’ho provata, a fine che quando lei negozierà per cose publiche o private con Francesi, la si ricordi di assicurarsi, come fanno tutti gli altri, più con li fatti che con le scritture o promesse, e ridurli in termini che il pegno, la necessità, o ver l’utile faccia osservare gl’istrumenti. E questo non fan solo con li esterni, ma con li sudditi, impiccandone molti con le lettere del re al collo; trovando, quando vogliono fare una cosa, mille opposizioni, quali essi vogliono che vagliano e siano buone. E non si dica che io intenda di metter in odio quella nazione, o ver laudare che non si negozii mai seco cosa alcuna, tenendola del tutto per disconfidente; perchè io son di opinione contraria, ed intendo ed esorto vostra serenità ad intertenersi con ogni conveniente studio amica al re cristianissimo, perchè a questo modo sarà da tutti gli altri stimata assai, e da sua maestà rispettata molto; e all’ opposto, essendogli quel regno nemico, è forza ad un certo modo obbligarsi e buttarsi nelle braccia altrui: e cosi da ogni canto si perde la riputazione, ch’è d’estrema importanza a Ili stati. E questo è tanto vero, che l’imperatore ch’è così gran principe, lo osserva lui: e, se non forzato e necessitato, non vuol aver la Francia per nemica, e prima che divenga alla guerra con lei, tace, sopporta cose tal fiata non degne della potenza sua. Con tutto ciò ben dico, che non trovandosi alcuno oltramontano che non abbia qualche segnalata opposizione e differenza (intendendosi ora quella dei Francesi da me, e quella de’ Spagnuoli,degl’inglesi, degl’Alemanni, dei Turchi e del resto dagli altri ambasciatori), la serenità vostra debba nelle negoziazioni che