n 027 profitto alcuno), e in quel tempo esser avvenuta una pace nella maniera che successe, è stata cosa di molta riputazione a quello stato e non molto onorata peri’imperatore. E vero che Cesare andò in Francia in una impresa così malagevole col più tristo esercito, per quantità di soldati e per qualità, che egli abbia giammai avuto, e con pochi apparati rispetto alle cose grandi che egli designava di fare. L’error primo e più importante fu il non aver una banda di fanti italiani in quell’esercito. Di qui avvenne il perder tanto tempo e così indarno sotto San Dizier: di qui nacque la viltà ed il timore dell’ esercito cesareo, e la disperazione di poter fare cosa d’alcun momento,e profitto: di qui fu il dar tempo al nemico di poter provvedere ai casi suoi e difendersi. Il non aver preparato li danari fu anco errore ben grande, perchè da ciò successe, dopo la presa di Comorsi (Com-mercy), lo star otto o forse più giorni senza poter levar 1’ esercito, il quale voleva e addimandava con ogni istanza, prima che s’andasse più innanzi, esser pagato; e fu questo tempo di molto benefizio alle cose di Francia. Dal non aver guastatori procedette la malagevolezza del viaggio delle artiglierie, alle quali bisognava che si accomodasse tutto il rimanente dell’esercito senza potervi così facilmente rimediare. 11 non aver cavalleggieri assai, e anco quei pochi tristi, cagionò la malagevolezza delle vettovaglie o per dir meglio il mancamento; e da ciò nasceva un gran cordoglio nell’esercito, e grande infermità e molte morti. INon si trovava l’imperatore nella impresa contra Francia altro che trenta o forse venticinque mila fanti; e anco, quando si penetrò più oltre, mancorno assai più fanti tedeschi e spaguuoli, l’ una e l’altra la peggi ingente ch’abbia mai servito. Aveva non più di dffgentO