3G7 Di me, serenissimo principe, dirò poclie parole, perchè reputo una delle più vergognose cose e pericolose che faccia l’uomo parlare di sè medesimo. Pure dirò, che se in questo maneggio di tren-taquattro mesi ho soddisfatto a vostra serenità ringrazio l’infinita bontà del nostro signor Iddio, che abbia adempito tutti i desiderj miei , perchè mai ho desiderata cosa con maggiore affetto di questa : c s’ io anche avessi mancato , a me duole nel mio cuore tanto più quanto che avendomi giudicato degno la serenità vostra di tanto carico, ella sia rimasta ingannata dalla sua opinione; ma in ciò mi resta una sola consolazione, eh’ io sono consapevole a me stesso di avere usato quanta cura, studio, e diligenza si può usare nel servizio vostro. Mi mandò sua maestà nel partire questa catena, la quale, per li santissimi ordini di questo eccellentissimo stato non può esser mia, se la liberalità di quest"illustrissimo consiglio non la fa mia: nè io ardisco domandarla perchè io sia stato alla guerra non avendo molte fiate nè da mangiare nè da bere, e convenendo dormire sulla nuda e pura terra per non essere arrivati li cariaggi; non per avere veduta la morte di sette o otto miei servitori ; non per essermi morti quattro muli e due cavalli, la maggior parte della mia stalla; non per aver passato per molti luoghi sospetti di peste e per avermi esposto a mille altri pericoli della vita; non per avere speso la maggior parte delle facoltà mie in servizio e onore di vostra serenità, sì come desìo eh’ ella più tosto ciò da altri che da me intenda. Tutte queste cose che ho fatte io, e che mi sono avvenute, debbe fare ed è obbligato a tollerare audacemente per la patria sua ogni cittadino; ed io ciò doveva fare quanto alcun’ altro, perchè non so che alcun’ altro abbia l’ob-bligazione che confesso e conosco aver io a questa illustrissima repubblica patria mia ; e quando avesse piaciuto a Dio clic in questa ultima infermità di quattro o più mesi, nella quale solo ho speso più di cinquecento scudi, sì come sono stato vicino a lasciarci la vita, così 1’ avessi lasciata, lo facevo allegramele conoscendo di lasciarla in servizio di vostra serenità: e nel vero clic in tanti miei travagli questa consolazione solo mi restava. Ma io, come ho sopra detto , nè per questo nè per alcuna altra cagione ardirci domandar questo dono se non fosse l’infinita clemenza di questo illustrissimo consiglio, la quale non pure mi dà speranza ma l