425 ogni cosa. E in questo senso voglio che siano accettate le mie parole, acciocché non paja che le mie opinioni siano in tutto contrarie a quelle che si ha in universale; se bene quelli che lo possono sapere perle pratiche, giudicano il medesimo che io. Ma parerà forse più strana la quarta conclusione da me promessa, essendo l’imperatore ora tanto stimato quanto egli è. Ma io non mi movo se non per le ragioni, e per quello che io stesso ho veduto ed inteso; perchè sua maestà a giudicio di molti ha fatto degli errori, che se li avesse avuto a fare con uomini più intelligenti, il fine della guerra saria senza dubbio stato diverso da quello che abbiamo veduto. Non fu errore pubblicare la guerra prima che avesse in ordine pure un fante? e poteva raccogliere gl’italiani sotto specie della discordia che allora era tra il papa e il duca di Fiorenza, e sotto questa medesima ombra fare i Tedeschi, che a quel modo averia potuto assaltar gl’ inimici prima che avessero potuto prepararsi come fecero loro. Non fu errore fare gl’italiani sotto nome del papa, e che venisse il Cardinal Farnese ed altri, volendo nondimeno dare ad intendere all’ Alemagna che la guerra non era per la fede, ma solamente per l’obbedienza? il che per questa causa non fu creduto, parendo ai luterani che il papa non abbia interesse nell’obbedienza dei sudditi altrui, ma bene nella fede; lo che senza dubbio giovò molto agl’ inimici e nocque a sua maestà. ' Non fu errore, poiché sua maestà voleva pur fare 1 Questa non fu veramente tutta, se pure fu in parte, colpa di Car- lo V. Fu zelo non meno che artifizio di Paolo III ^ il quale pubblicò i capitoli della loro lega con altrettanta sollecitudine quanta ne poneva l’imperatore nel tenerli secreti; e ciò non tanto per la gioja, che suscitava in lui la