2oG (lamento ili Italia col predetto stato di Milano, che saria formidabile ad ognuno), sua maestà cesarea cerca di disturbargli questi suoi disegni, non gli volendo dare detto stato: o se gliel dà, cerca ch’egli lasci a Borbone la Borgogna, che è come scala da passar dalli suoi stati a molestarlo nel regno di Francia *. Dall’altro canto vedendo il re quanto sia fatto grande detto imperatore, procura di assicurarsi da tuLlc le parti: nè vuole lasciare alcuna cosa di quelle che tiene in Fiandra, o nel Piemonte, se l’imperatore non gli dà Milano, sì per farsi di forze eguale a esso imperatore, come perchè ogni poco che esso lasciasse, gli pareria di accrescerlo alla grandezza del suo inimico. Le passioni adunque che sono fra loro non li lasciano veder quanto bene torneria alle loro maestadi essere unite ed in pace insieme, e quanto benefìzio dariano alla cristianitade, se in compagnia cercassero di sollevarla da tanti danni e da tante miserie che le loro discordie e guerre le hanno date. Resta la terza parte, che è la fortuna, o vero neces-sitade, la qual fa molte volle quello che nè il giudizio nè la natura hanno potuto fare; come essa fece nella presa del re, quando seguì quella pace sforzata con la capitolazione di Madrid, poi l’altra dell’accordo di Cam-bray, e al presente le tregue del Piemonte, le quali, sì per la necessità che avevano gl’imperiali, come per la fame e bisogno di tutte le cose che era nel campo del re cristianissimo, furono astrette dette maestadi a conchiudere *. Ma per far una pace o composizione al pre- 1 Carlo V credeva forse, pel fatto del contestabile, potersi ripromet- tere del favore dì tutta la famiglia de’ Borboni. 3 Allude alla tregua di Moncon , dal paese di questo nome in Aragona', dove fu stabilita il iG novembre , per tre mesi , e relativa ai soli eserciti