3l5 sitila spesa nel medesimo tempo che essa ancora è sulla spesa della guerra del Turco, nientedimanco, volendo sua cesarea maestà attendere a questa impresa con 1’ a-niino sicuro, e con le forze sue tutte unite, credo che non potrà nè doverà negare aire cristianissimo di farla, essendo speziai mente sollecitata dalla santità del pontefice e dalla celsitudine vostra, per comun benefizio di essa lega. Onde la mia conclusione è che se l’imperatore non starà duro nella confirmazione della capitolazione di Madrid, potria succeder pace facilmente. Ma stando fermo, non si mancherà dal re con qualche parte dello stato di Savoja fare un qualche accordo. Poi, quando questo accordo non si facesse in questo abboccamento di Provenza, certo esso re farà una tregua per quanto tempo sarà in piacere dell’imperatore, e non disturberà l’impresa incominciata contra il Turco. Io veramente, serenissimo principe, gravissimi e sapientissimi signori, conoscendo il debito mio, e il bisogno della serenità vostra, di una pace buona tra questi dui signori, mi sono affaticato con tutte le forze del mio picciolo ingegno per fare che il re cristianissimo f’usse contento di superare in così degna cosa le dure dillìcultadi che si opponevano alla composizione. E ritrovando sua maestà cristianissima disposta nel modo che, per lettere del clarissimo Capello e mie, vostre signorie eccellentissime hanno più volte inteso; non son anco mancato di ogni conveniente oilìzio con la serenissima regina di Navarra, col serenissimo delfino (qual però non è di molta vivacità o maneggio), e col reverendissimo Cardinal de Tornone ( eh’è del gran consiglio, riputato d’assai), col signor cancelliero, e poi col reverendissimo Cardinal di Lorena, coll’illustrissimo