principi, fa che alcuni d’essi, come si dice, finito che sia il tempo dell’ultima confermazione della lega che finisce del i534, si vogliono tirar fuori; tra li quali ho inteso nominare li conti Palatini, il langravio d’Assia, e il marchese Giorgio di Brandemburgh; il che seguendo si reputa cosa di non piccol momento, perchè si crede che reprimendosi pur dall’autorità e forza di questa lega la ferocità ed insolenza di molti, disciolta che sia abbia a partorire, sì tra quelli che erano prima collegati come tra li altri, tante differenze e dissensioni, che abbiano a metter gran parte e forse tutta l’Alemagna in guerra ed in maggior confusione, che non ha fatto fin qui la nuova divisione di fede. Delle forze e dominj particolari di ciascun principe o città franca, oltre che è difficile sapere, troppo saria lungo a narrare, ma dell’una edell’altra parte eleggendo le principali si può dir qualche cosa. Delle città franche o imperiali adunque poche sono che abbiano oltre di quello della terra propria sua dominio alcuno, anzi alcuna delle più principali ancora per niuno o pochissimo spazio fuor delle mura sue tien giurisdizione, che tutto di fuori è tenuto dai principi vicini; come è la città d’Augusta, che ha li duchi di Baviera che gli vengono col dominio loro quasi sulle porte. L’entrata poi ordinaria propria di ciascheduno è molto poca, poiché ancorché riscuotano pure alcun dazio, questi nondimeno son sì pochi e così deboli (il che è generale a tutta l’Alemagna molto libera da tali carichi), che non possono in modo alcuno ascendere a gran somma. All’incontro ancora non hanno molte spese, perchè non tengono per l’ordinario gente alcuna, ma tutte