353 Ora partendo d’Italia, e venendo a parlare dell’a-nimo dell’imperatore verso li re oltramontani, dirò che al re cristianissimo e a quello d’Inghilterra naturalmente è poco inchinevole ed amico. Con l’uno ha combattuto molti anni continui, e conosce ch’egli solo ha ostato a tutti li disegni suoi, sì come ciascuno sa e manifestamente si è veduto, ed ogni narrazione eh’ io ora facessi delle loro lunghe e fastidiose querele, e delli inveterati odii ed inimicizie tra d’essi, sendo cose notissime e chiare ad ognuno, poco necessaria sarebbe. Con l’altro ha molte cagioni di nimistà, ed alcune offese che sono state nel sangue suo proprio, come fu rifiutare la moglie sua zia ' ; e 1’ ultima pace conchiusa tra questi due re accrebbe quest’ odio naturale. La qual pace soggiungerò, che è avvenuta massima-mente perchè l’uno e l’altro di questi re ha avuto su -spizione che l’imperatore non cercasse di nodrire la guerra fra loro per iscemarli; benché quello d’Inghilterra si reputi anche offeso dall’imperatore in molte cose , come nella conclusione di questa pace con Francia senza avergli dati gli avvisi che gli promise: benché l’imperatore così operò considerandosi da lui offeso; perchè dice non avergli attenduta nè osservata cosa alcuna di quelle già capitolate e conchiuse con il signor don Ferrante, ma principalmente non si esser mosso quand’egli si mosse da San Dizier per andar verso Parigi. Ora poi a me disse l’ambasciator d’Inghilterra, che sendo conchiusa la pace con Francesi, il suo re più prudente esag- 1 Caterina d'Aragona, come abbiamo detto e i idei Lo, ripudiata da Enrico Vili il a3 maggio 1535. Vedi la nota prima a pag. 84*