benché non più che mediocre, fortezza, resistendo, fu causa che l’imperatore perdonò la vita al duca, quando gia aveva determinato di farlo morire '. E però vostra serenità, e vostre signorie eccellentissime ogni giorno resteranno contente di avere ridotte quasi tutte le sue terre in fortezza, e in vera fortezza rispetto a quelle degli altri; perchè queste cose, come per il passato credo che abbiano schifato qualche guerra a questo illustrissimo dominio, cosi spero che abbiano a fare per T avvenire. E il signor Gioan Battista Castaldo2, mastro di campo generale deirimperatore, e tenuto de’migliori soldati che vivano oggi, mi fece favore di venire un dì nel mio padiglione; e ragionando in questa materia mi laudò molto la deliberazione di vostra serenità di fortificare i luoghi suoi, dicendo non dover essere più ormai chi pensi di espugnarli, per il termine in cui sono ridotti. Quanto alla terza conclusione, parerà forse ad alcuno x E degna d’essere ricordata la stoica fermezza colla quale il duca di S»s-sonia ascoltò l’annunzio della condanna di morte, che gli era stata decretata. La sentenza venne intimata all’elettore mentre giocava a scacchi con Ernesto di Brunsvick , suo compagno di prigione. Dopo un’istante di pausa, senza però palesare alcun sintomo di sorpresa o terrore, osservando l’irregolarità e l’ingiustizia del procedere dell’imperatore, che lo aveva condannato senza il concorso della ditta , come portava il suo diritto di principe elettore : « E )> facil cosa, soggiunse, comprenderne la ragione. Debbo morire perchè Vit-» t.emherga non si vuol rendere, ed io sacrifico con piacere la vita, se mi » è dato di mantenere illesa la dignità della mia casa, e trasmettere a’miei po-» steri l’eredità ad essi spettante. » Indi voltosi all’antagonista, lo invilo a continuare la partita. La giuocò colla solita attenzione , ed avendo battuto Ernesto , mostrò quella soddisfazione che si suole per siffatte vittorie provare. Considerazioni maggiori indussero poi Carlo V a mitigare la pena, e il duca ebbe la vita salva; ma rimase spogliato dell’elettorato, del quale fu investilo l’ambizioso duca Maurizio, che in quella speranza, malgrado i vincoli di parentela e di religione che tra loro correvano , essendo egli pure prolestante , aveva in quella guerra seguitola fortuna dell’imperatore. a Vedi la nota seconda a pag. 3o8.