333 deschi, e aveva grandissima autorità con tutto il rimanente della nazione. * S’ andò cosi ancora più oltre ardendo e minando ogni cosa per dovunque passava Teserei to. Non è, serenissimo principe, alcuno spettacolo più miserabile che ritrovar li paesi, le città, le case abbandonate dalli proprj abitatori loro, ed in qualsivoglia parte che si drizzi la vista non veder altro che fuoco e fiamma inestimabile. La Francia gustava in quei tempi i più acerbi frutti che possa dar la guerra, e che giammai gustasse. Ma non si venne a giornata, e già s’incominciava uno stretto parlamento di pace,quando alli otto di settembre si pensò passare il fiume già nominato della Matrona, lasciati tutti gl’impedimenti, e andare ad assalire animosamente ed intrepidamente l’esercito inimico, che dall’altra parte del fiume era accampato, essendosi data voce che era già mosso e partito dal suo forte. Si ordinorno più ponti e il signor don Ferrante ini mandò a dire che risolutamente l’imperatore aveva deliberato cl’appreselitar la battaglia al nemico la mattina seguente; e, accettandola quello, di combattere ad ogni modo. Fu ritrovato poi che egli ancora non s’era mosso. Lo che accrescendo la stanchezza dello spirito e delle membra, non fu più parlato di condursi verso Parigi, che si trovava ormai impresa malagevole per le picciole forze nostre e per i danni che ci potevano derivare dall’esercito del re, che ne saria t Dice du Bellay clic il colile Guglielmo di 'Furstenibcrg, il quale aveva lungamente servito in Francia (dove però la sua brutalità gli aveva attirato l’odio di tutti) conoscendo un guado nella Marna, pel quale si riprometteva di poter cogliere alle spalle l’esercito nemico, e volendolo prima verificare sino all’opposta riva, cadde nelle mani di alcune sentinelle avvalliate die 1 arrestarono e lo condussero al campo j di dove fu mandato a Parigi odivi chiuso nella Bastiglia.