73 re (lei Romani, o per mare in Italia, o per qualche altra parte, dice sempre che non è per abbandonar mai in tal bisogno nè suo fratello, nè la religione cristiana, ma per lasciar piuttosto le cose sue proprie, e metter ciò che ha in (lifensione del fratello ed a servizio di Cristo. Non pare sua maestà molto domestica o affabile che intertenga con diverse maniere le persone, come si dice che soleva fare il re cattolico, se non che quando è tra li suoi, e con li Fiamminghi specialmente, è, come si dice, domestichissima. Con tutti però è umanissima, e nelle udienze sue molto paziente, sì che non solamente li ambasciatori o nunzi de’principi e ciaschedun gentiluomo che abbia ad esporre alcun suo negozio, andando alle ore determinate, ascolta benignamente con attenzione e somma pazienza in quanto vogliono dire senza interromperli mai punto, e senza che si veda mai alterare per alcuna cosa che se gli dica, o prorompere in alcuna mala parola non degna di un tanto principe; ma ad ogni piccola o povera persona che voglia esponergli o supplicargli alcuna cosa , quando esce fuor della camera, si ferma, gli presta facilmente l’orrecchio e porge la mano, pigliando essa medesima le supplicazioni sue, sì che ad ognuno è lecito esporgli il fatto suo arditamente, e con quella libertà che vuole parlargli ed apertamente dirgli li gravami suoi, senza temere che d’alcuna cosa punto si sdegni, o lo scacci con alcuna mala risposta. Risponde poi alle proposizioni fattegli così distintamente, e con sì grave, prudente e dolce forma di parole, che è necessario che ognuno si parta sommamente soddisfatto da essa,parendogli che almeno siano state ben udite le ragioni sue, e che possa aspettar tardi o per