265 glio, li quali allora erano assenti: il che fa sospetlare che questo ordine procedesse perchè sua maestà non fusse al-.lora molto ben contenta di vostra serenità. Dopo quattro giorni io fui avvisato di questa ritenzione dal padrone della Foscarina, quando già la cosa aveva preso mal cammino. Mandai a dimandar l’udienza, e a dire al reverendissimo Tornone, che allora era giunto dalla corte di Cesare, che lo pregava a voler far ordine per liberar dette navi, le quali non potevano esser tolte in fallo per navi ragusee, siccome aveva inteso io che si opponeva. Sua signoria rispose, che non era dubbio che se le navi erano veneziane, le sariano rilasciate. E non aveva ancor parlato al re quando rispose di questo tenore. E l’udienza mi fu differita fino a San Germano. Andai poi io ad instruiré sua signoria reverendissima di quelle ragioni nostre, che mi aveva potuto immaginare migliori, le quali la mossono tanto che mi fu aifirmato da un suo secretario, che lei aveva oppugnato poi alcuni altri del consiglio che volevano essere di contraria opinione. Fra tanto venne monsignore ammiraglio, che aveva licenziato r esercito; col quale feci quel più gagliardo offizio che seppi e potei: e con buone parole mi fu corrisposto. L’ udienza mi fu data a’primi di novembre. Ma prima, sua maestà, essendo io da un canto, fece lunga disputa e consulta col detto reverendissimo di Tornone e monsignoreammiraglio: poi me gli appresentai; e non sapendo cosa del mondo, come era successo il fatto, nè essendo informato del principio nè fine di questo caso, pregai sua maestà, essendo state ritenute queste due navi dal- 1 armata sua, ad esser contenta di ordinare che fussero licenziate come navi de’ suoi amici e confederati ; il che tanto più lei doveva fare quanto che vostra serenità aveva