L’artiglieria di Cesare, avendo egli tanti stali quanti ha, e tutti guardati, deve essere infinita. Quella che ho veduto io nel campo non potrebbe esser migliore nè più bella. Fu tutta lavorata in Augusta: era leggiera assai, ri tonda tutta e netta. Dalla leggerezza nasceva il poterla condurre più agevolmente: dalla rotondità il tiro della mira certo. Aveva tutta quasi un manico di metallo col quale coprendosi il buco dove si dà fuoco, si provvede alla chiodatura. Questa artiglieria così buona è accompagnata poi dalla finezza della polvere, che era tutta da archibugio; e in quei luoghi e castelli che furono abbattuti nella Francia ha fatto sempre molto gagliardamente F officio suo. Per tutle queste cose narrate di sopra, non si può se non sommamente lodare il sapientissimo disegno di vostra serenità, di fuggir le guerre come perigliosi scogli. Perciocché con poche forze non si posson fare gran cose; con molte non s’ha tempo nè modo di prepararsi: e le grandi imprese hanno bisogno di tanti apparati e così necessarj lutti, che ciascun d’essi che manchi, per piccolo che sia, impedisce ogni cosa. Pagava l’imperatore in questo suo ultimo esercito da intorno a quaranta mila fatili,e non n’aveva venticinque mila. Pagava più di settemila cavalli e non n’aveva quattro mila. Aveva egli designata due anni continui la vettovaglia, ed aveva dietro alle spalle paese amico; pure nel cominciar la guerra gli mancò. Man-corno anco nel principio dell’ impresa li guastatori, che è importantissima parte dell’esercito; e finalmente volendo e designando di fare assai ( e ha forse l’impe-