sua non esser grata alli altri principi, ma eziandìo alli elettori, dei quali ancora alcuno di quelli medesimi che poi furono concordi in tal elezione, mostrò con qualcuno dei grandi con cui si fidava in quella corte, a questo essere repugnantissimo, nè volervi acconsentire in modo alcuno, benché di poi si lasciasse con li altri vincere e persuadere di consentirvi. Ed altri furono pure delli principi medesimi dell’impero, che, perche io li aveva visitati qualche volta e così presa qualche poca di famigliarità seco, quando pur sentirono essere accordati gli elettori a nominarlo, non poterono fare che a me ancora non scoprissero l’indignazione che avevano di tal cosa concepiita, sì che da alcuni consiglieri e segretarj loro mi fu detto prima ragionando che questi elettori erano biasimati generalmente da ognuno, ed appresso che esso serenissimo re Ferdinando era stato ed era di grandissimo impedimento al negozio che si trattava della fede, quasi volendo inferire che per il desiderio che aveva d’essere eletto re dei Romani, ed aver l’obbedienza di tutti, andò esso e fece andar parimente l’imperatore con maggior rispetto che non si doveva con i luterani, ed infine che la grandezza sua era a tutta laGermaniaodiosa, e però tal elezione a niuno grata; di forma che espressa-mente mi dissero, che sebbene esso fosse eletto, nondimeno non avrebbe l’obbedienza che si ricerca dall’Ale-magna. Poi questi principi stessi ancora, in una visitazione ch’io feci loro nel partire d’Augusta, m’insinuarono di propria bocca il medesimo, il che pare esser stato poi con li effetti comprobato; che ricercandosi dal-l’imperatore di disponer li animi de’ principi e stati dell’ Impero a prestar l’obbedienza debita al fratello eletto re dei Romani nella dieta convocata in Spira li