li del pontefice col duca di Ferrara, nella quale, benché avesse desiderio grandissimo di compiacerla in tutLo quel che potesse ( e per questa cagione ancora gli concedesse oltre il termine del compromesso quante dilazioni si potè, ed in tutte facesse ogni uffizio e pregando ed esortando e proponendo tutti li casi perchè sua santità si disponesse ad accettar qualche accordo ), nondimeno conoscendo in fine non potere con onor suo altro fare che venire alla definizione di questa controversia per via di sentenza, e questa per giustizia non potersi fare se non in favore del duca, e fatta doversi eseguire, non ha avuto rispetto in scompiacerla e darle cagione forse di mal contentarsi e di allargarsi almeno un poco, se non in tutto alienarsi, dall’amicizia sua r. Quanto alli atti di liberalità e magnificenza, non si vede in vero, cosi nel vestir suo come in quello della sua corte, molto splendida, anzi parca assai, di modo che comunemente usa abiti non di più che di seta; e quelli a cui dona la sua livrea sono stati qualche fiata con li abiti vecchi aspettando i nuovi più di quello che pareva convenire alla grandezza sua. Molti poi che sperano, o per servizj fatti o per altra cagione, da sua maestà, lungamente aspettano innanzi che possino ottenere, si che par che questi tali non molto in ciò di lei si tengano soddisfatti, o la reputino non liberale; delli quali non mancano ancora che dica- * Clemente VII per desiderio di riunire in un sol corpo gli stati Pontifici e la Toscana , riconosciuta nei trattati di Bologna alla sua famiglia , con Parma e Piacenza già acquistate alla chiesa, rivendicava con titoli poco soddisfacenti Modena, Reggio e Rubiera, e in certo modo l’intero stato del duca di Ferrara. Carlo V erettosi giudice di questa controversia , decise a favore di Alfonso d’ Este non meno forse per ragione di giustizia di quello che per impedire appunto l’eiretto desideralo dal Papa.