e pur per lo medesimo ha latto ciò che vostra serenità sa. 1 Col Turco finalmente, suo naturai nemico, ha tentato di far tregue o pace. Per il che si può concludere ch’ei naturalmente non odia nè ama alcuno, ma che sia amico di questo e di quell’altro secondo le occasioni. E però di vostra serenità, per incominciar da questo capo, sì come l’imperatore conosce che 1’ amicizia di questo illustrissimo senato gli giova e alla conservazione degli stati ch’ei nell’Italia possiede, e al rispetto del Turco, però si dee credere che, fondandosi sopra il benefizio suo, sia per conservarsi amico di questa serenissima repubblica, della quale ha sempre parlato meco onorevolmente e con molta affezione; e le deliberazioni di questo illustrissimo consiglio di non volere accostarsi al re cristianissimo con quelli tanti partiti1, non si poiria dire come siano state grate a sua maestà e a tutti li suoi generalmente, sì come ricordomi avere scritto per molte lettere mie, molti giorni e mesi sono; onde non accade ridirlo. Ha parlato l’imperatore non pur meco della confidenza che ha in lei, ma con molti altri, li quali m’ hanno ciò riferito; e ultimamente nel prender licenza da 1 Paolo III si trovò in una quasi costante opposizione con Carlo V , sia per ragione del concilio, che l’imperatore consentiva ai Tedeschi di convocare in Germania; sia per la lega col re d’Inghilterra, sia per aver negalo l’investitura del ducato di Milano al Farnese: e il lettore ben si ricorda la missione del Cardinal di Ferrara nel 1543 a’ Veneziani per condurli in una lega col Pontefice e il re di Francia contro l’impero. Ciò non ostante, per le ragioni dell’interesse politico che nota si accortamente l’ambasciatore, Carlo V consentì la propria figlinola naturale Margherita, vedova allora di Alessandro de’Medici, al nipote di questo poco favorevol pontefice, e tollerò la nuova signoria di Parma e di Piacenza instituita a vantaggio di quella stessa famiglia. a Vedi la nota seconda a pag. 2G3.