iGn co, perchè gli pare non poter avere alcuno che più facilmente possa minuire la grandezza di Cesare. Di qui nasce che eglitieneinCostantinopoliLaForesta (LaForèt) un suo oratore, il quale lo tiene avisato rii ogni successo. Il che esso re cristianissimo mi ha confirmalo apertamente con tali parole: « Oratore, non posso negare ch’io non desideri che il Turco esca fuora potente; non già per sua utilità, perchè egli è infedele, e noi siamo cristiani; ma per tenere Cesare in spesa, e con nemico sì grande far lui minore, e dare securtà maggiore ad ogni potentato. » E da qui nasce che con sommo affetto egli desidera che il Turco accomodi la causa sua con il soffi, e ritorni a Constantinopoli, perchè, come vi fosse, non solamente egli si reputaria sre uro da Cesare, ma spereria metterlo in tanta spesa e per conseguente in tanta necessità, che egli potesse condiscendere ad alcun partito di Milano. E tanto più pare di bisogno al re di tenersi il Turco per amico, perchè contra sua maestà cesarea conosce aver tentato molte cose contra le capii,u-lazioni; onde meritamente può egli dubitar di sua maestà cesarea, non avendo, massime sinora, alcun pren-cipe che sia d’importanza, per amico e di chi si possa fidare. E perchè questa amicizia col Turco pare a’Francesi che gli sia d’ alcuna infamia ( ed è già manifesta ), si sforzano di scusare questa intelligenza dicendo, che ad ogni uno, per ogni ragione sì naturale come delli canoni, è ammesso e concesso in ogni causa la difensione, e per conseguente essere onesto torre ajuto da ogniuno, e da infideli ancora, aducendo molti testi in favor loro, e risolvendo i contrarii. Le quali parole mi sono state dette dall’ammiraglio. E questa sua intelligenza il re cristianissimo fa onesta con l’esempio di molti prin-