45o della sentenza, conferma la risposta del muftì. Anche nelle cose di stato il Gran-Signore si serve deH’aulorità di costui a fine di tenere in dignità la religione; ma nelle deliberazioni che si fanno di alcuna guerra, o di qual si voglia impresa, egli va poi adulando la mente del Gran-Signore, che non per altro ricerca il consiglio del muftì, che per mostrarsi giusto e religioso : con i quali artificj stringe molto più i sudditi a seguitar la volontà del suo principe , con tutto che i Turchi, e massime i soldati , si movano più dall'interesse , che dalla coscienza , sebbene nel culto delle loro moschee sono nell’apparenza osservantissimi e devoti. Non ha l’impero turchesco altra legge, che i precetti del Corano, con il quale non solo camminano i Turchi in tutte le cose della religione, ma sopra d’esso ancora statuiscono tutti gli ordini di giustizia: perciò tutti quelli che l’amministrano, come i giudici, hanno avuto prima il sacerdozio delle moschee. La orazione dai Turchi si fa cinque volte fra il dì e la notte, e chi non va la notte nella moschea fa l’orazione nell’istesso modo in casa, e così fanno: innanzi che i Turchi entrino in moschea si lavano le mani, le braccia, i piedi, la bocca, il volto, il capo, il quale tengono sempre raso, e se si sono tocchi le parti pudende in qualunque modo si lavano , e spesso si lavano tutta la persona, avendo ciascuna moschea il suo bagno, e la sua fontana. Lavati poi, entrano scalzi nella moschea con la faccia verso la Mecca, là dove è l’arca di Maometto. Ivi stando prima in piedi si mettono il dito pollice in ambedue le orecchie , e poi col solo dito indice si toccano gli occhi, e tutti i sentimenti. Dopo si piegano, tenendo le mani alle ginocchia, con che dicono tacitamente la