ioti fle’quali passino cose più importanti, che Ibrahim-bei, di nazione polacca, di età di ventotto in trent’anni, schiavo di Achmet-pascià. Costui è di un belTaspetto, intende bene la lingua latina, e la parla come unghero; intende la turca, nella quale legge e scrive molto bene, e le lingue greca e franca sta imparando, in modo che in breve sarà padrone ancor di queste. Questo fu fatto dragomanno dopo la morte di Janus-bei, per il favore di Achmet-pascià, ed in poco tempo è andato tanto innanzi che ogni cosa passa per man sua. Da lui ho avuto molti avvisi, e molte cose d’importantanza mandate a vostra serenità di tempo in tempo; e dove è bisognato, ho cercato di guadagnarlo per ogni via, ed il medesimo ho consigliato al mio successore. E parmi anco da ricordare a vostra serenità, che dal bailo, in nome suo, gli sia fatto qualche presente, perchè mi ha detto molte volte aver veduto il libro di Janus bei, ove erano scritti li presenti che gli facevano tutti li principi, ed altri che negoziavano a questa Porta,dove aveva ritrovato che nessun altro dava nè tanto nè cosi spesso a Janus-bei come la signoria di Venezia; al che molle volle ho risposto, che la signoria suol così trattare i suoi buoni amici. Con costui si tratteneva assai T ambasciatore del re dei Romani prima che fosse ritenuto, e dopo l’ambasciator di Francia, il qual con doni, e con ogni uffizio, se Tè fatto suo. Non ho mancato aneli’ io d’ aver la parte mia, perchè poi ancor esso è Turco, e per danari fa ogni cosa. Ho avuto per segretario mio messer Daniele Buon-rizzo, qui presente, dell’opera, e fede del quale non accade che io parli più di quello che hanno parlato di lui tante peregrinazioni fatte nei servizj di questo illu-