sGo modo alcuno combattere, e venir a fatto d armi, ma vedendo il numero dell’ esercito dell’ inimico esser grandissimo, stimava che altro miglior modo non fosse di combatterlo, se non con ridurlo in luogo, dove gli avvenisse tanto mancamento di vettovaglie, che fosse astretto a tornare indietro, o vero morire di fame, e con tenerlo continuamente travagliato nelle fatiche, facendolo star nelle continue vigilie, e camminare per strade malagevoli, faticose e deserte, ove alcuna comodità non si trovasse, onde come avvenne, nelle genti entrassero varie sorte d’infermità che le consumasse. Alla prima difficoltà aveva provvisto il Turco avanti eh’egli si partisse d’Erzerum, perchè aveva fatto ponere nell’esercito tanli orzi, frumenti e farine, che facessero per l’esercito per due mesi; alle quali cose non era stalo posto mano se non quando si partirono dalla Cappadocia. Giunse il Turco alla fiumana, che aveva passata la squadra del Sofì, come innanzi si è detto, e trovò che le genti soffiane erano già ripassate, e si erano ritirate tutte insieme, e postesi in una campagna aperta, facendosi intendere di voler in quella col Signor Turco far fatlo d’arme; il che l’esercito turchesco seppe da alcuni villani che in un casale vicino alla detta fiumana trovati aveva. Passò l’esercito turchesco la fiumana, e s’inviò alla volta della campagna, dove era alloggiato il Sofi, alla quale essendo giunto, trovò che i Soffia ni s’erano levati già due giorni prima, e se n’erano iti più avanti, tenendo la volta tra il ponente e mezzogiorno, onde Turchi si posero a seguitarli. Ed essendo giunti nel luogo dove i Soffiani avevano alloggiato, ogni giorno più accostandosi all’esercito loro, pensavano certo in due giorni giungerlo, e con ésso venire al