464 procura d’intrattenerlo con diligente cura, e con qualche mollizie, con che va facendosi sempre maggiore l’autorità sua. E il presente imperatore giovine di trentacinque anni, di corta statura, alquanto grasso, ma per avventura piuttosto enfiato d'umori putridi, che di purgalo nutrimento. È bianco di carne, ma misto il bianco d'un color gialliccio, biondo di pelo, bionda la barba che gli va da una tempia all' altra per disotto il mento, lasciando tutta la parie estrema scoperta. Ha pochi mostacchi; grosse le labbra, egualmente rilevate, e senza alcun disegno terminate; il naso aquilino indebitamente tortuoso; l’occhio azzurro, torbido e mesto; il sopraciglio oltre modo inarcato e breve; alta la fronte, benché gran parte ne ricopra il turbante. Delle qualità dell’animo, è melanconico, taciturno, arrogante, poco provvido, di natura avaro e tenace, alquanto studioso, benché poco distingua, ed un pochetto poeta. Stà l'imperatore, quando si leva sul sofà; che cosi essi chiamano un palco alto un piede e mezzo in circa, che si fà in tutte le camere de’grandi, ed occupa la quarta parte della camera, o poco meno, sopra il quale sta la notte il letto, e il giorno vi stanno a mangiare, a scrivere, e a dare l’udienza. In quello dove sta l’imperatore, non vi sta altri che egli solo, il quale era, allora che andammo a baciargli la veste, coperto tutto con ricami d’oro, d’argento, di perle, e d’altre gemme d’opera persiana. Nella camera ve ne aveva un’altro dell’istesso lavoro, ma ricamato solo d’oro e d’argento, e non di perle. La camera era in isola in un cortile con una loggia di fuori, chela circondava. Dinanzi alle finestre della camera si fanno a guisa di processione passare i presenti