402 e Ire notti di continuo a tavola con Achmet visir, suo iavorito. Scherza volentieri con donne, e giovani, e dispensa la maggior parte del tempo in giuocare a scacchi con la madre di Achmet pascià, donna attempala e già sua balia, dilettandosi di alcune piacevolezze che è solita dirgli. Prende gusto di nani e buffoni, ed accarezza grandemente un suo muto. Ha piacere della caccia terrestre e volatile, ed in particolare di quella delle grue: gode di uccellare con le reti e vischio, e frequenta 1’ uscir in una sua galeotta verso il mar Maggiore, o verso Silivrea e Tacque dolci, dove ha molti belli giardini. È avarissimo, e per non spendere resta molle volte di soddisfare a qualche suo desiderio. E odiato da ognuno per questo rispetto in particolare, e perchè anco favorisce il pascià primo visir, il quale non è amato dal popolo, ed è mal veduto dai grandi. Osserva poco la sua parola, e siccome muta il vino, così muta i suoi pensieri, e molte volle, caldo del troppo suo bere, fa quello che quando è sincero non vorrebbe aver fatto; ed ultimamente con l’arco uccise uno delli tre paggi favoriti, e se ne dolse poi gravemente. Non conosce ragione, e stima sè medesimo più di quello che è, sprezzando ogn’altro potentato del mondo. Giudica poter mandar fuori armata innumerabile, nè vuole intendere chi si oppone alla sua opinione. Lascia il maneggio dello stato e delle guerre in mano di Mehemet-pascià primo visir, il quale però non mette in esecuzione cosa alcuna di grande importanza senza saputa del Gran-Signore, il quale nelle deliberazioni importanti vuole intendere l’opinione di tutti li pascià-visiri. Crede però assai a Meliemet primo visir, così per la lunga pratica che ha nel governo di stato, come anco per esser di età,