23 I vani a cavallo vestiti d’oro magnificentissimamente, con un ciuffo di capelli pendente dalle tempie, lungo fin sotto le orecchie, e rasi nel resto; uno di questi porta la spada del Gran-Signore, l’altro porta la valigia con drappi da mutarsi, e il terzo un vaso da dargli da bere: tutti e tre sono figliuoli di uomini grandi, ma cristiani, che sono stati presi garzoni. Dietro di questi seguitavano sette uomini a cavallo con uno stendardo per uno in mano, tre dei quali erano aperti e quattro serrati; e dipoi seguitavano li suonatori degli strumenti bellici dell’esercito, quali tutti sono trecento, ma tutti non erano in questa mostra, dove erano solamente trenta, delli quali dieci per volta andavano suonando. Chi suonava nacchere, chi tamburino a loro modo fatto, chi le piastre d’acciajo, e chi suonava trombe squarciate. Seguitava dipoi una squadra d’uomini eletti, anzi di grado la maggiore di tutte, detta dei mute/erica , che è un ordine che non è sottoposto ad altri che al Gran-Signore. Un pezzo discosto da questi erano tre eunuchi a cavallo, uno al pari dell’altro, che non erano punto fuor di linea, ma così lontani 1’ uno dall’ altro, che tenevano tutta la strada, nella quale comodamente dieci cavalli avrebbero camminato al pari. Dietro di questi era il capì-agà, che è maggior grado di tutti gli altri della Porta, fuorché pascià-visir. Questi era nel mezzo avendo a banda dritta il caznadar-bascì, che è il gran tesoriere, e alla sinistra Vodà-bascì, che ha ufizio di star sempre con venti giovani ai servizj del Gran-Signore. Dietro di questi tre grandi, era una squadra di duecento giovani di età di diciotto in venti anni, che non era pur uno che avesse meno o che li passasse, vestiti tutti come li tre che