58 Quando il Gran-Signore vuol fare qualche impresa, manda sempre comandamento ai suoi beilerbei ed ai scingine che nel tal luogo, in tal tempo siano in ordine secondo l’impresa che disegna di fare; e ricevuto il comandamento, tutti si mettono in ordine prestissimo, e vengono dove si deve riunire tutto l’esercito, il quale cammina in questo modo. Si vedono andare innanzi a lutti da seicento bombardieri insieme con l’artiglieria sopra alcune carrette non grandi, perchè il Gran-Signore non mena artiglieria molto grossa. Viene poi un’antiguardia armata d’archibugi e d’alabarde condotta da quattro o cinque sangiac, alla quale seguita il corpo delti giannizzeri diviso sotto li suoi capi di squadra detti buluc-bascì e capitani detti taia-bascì. Li capi di squadra hanno di paga aspri nove e li capitani ventitré, e li giannizzeri da tre fino a otto. Questa ordinanza non è, come si usa tra i cristiani, tanti per fila, ma vanno scompagnati, chi qua chi là; ma poi al tempo del combattere ognuno sa il suo quartiere, e capo, e subito si trova in quello. Questi capi di squadra e capitani sono a cavallo : tutto il resto è a piedi. L’agópoi, ovvero colonnello generale dei giannizzeri, il quale è obbedito in tutto e per tutto, ha di paga aspri cinquanta al giorno ed aspri tre mila all’anno di timaro. Seguitano a questi li due cadileschièr, cioè giudici dell’esercito, l’uno della gente di Natòlia, l’altro della gente di Grecia, alli quali il Gran-Signore, se ha da combattere, fa domandar prima se quel che fa è contro la legge e contro la giustizia. Dopo questi vengono due tefterdar, ovvero tesorieri , li quali scrivono tutte le cose bottinate per conto del Gran-Signore, e le custodiscono. Hanno tre o quattro