iZ'j cola che è appresso la casa del principe, nella quale fu portato il corpo in un cataletto, sonetto dalla parte dinanzi dai due pascià-visir Aclimet e Ibrahiln , della parte di dietro dalli due cadileschièr, e a mezzo dall’agvì dei giannizzeri e dal maestro di stalla. Dietro del cataletto erano tutti gli altri uomini grandi della Porta che facevano compagnia al Gran-Signore, che ancora lui a piede insieme con gli alili seguitava il morto. Entrati nella moschea, alquanti tuliman fecero le orazioni solitea farsi per i morii, e dipoi uscito il Gran-Si-gnore e gli altri dalla moschea, il corpo fu posto in una cassa, e quella sopra di una carretta del principe, e con poca compagnia, d’ordine del Gran-Signore, fu portata a Costantinopoli. Alquanti giorni dopo giunsero alcuni ambasciatori della regina Isabella, che fu moglie del re Giovanni di Transilvania, mandati da essa regina e dal re Stefano suo figliuolo; i quali comparsi alla presenza del Gran-Signore esposero la loro ambasciata. Il tenore della quale fu, che per nome della regina e del re sopradetto, richiedevano aiuto da sua maestà per conquistar il paese che il re de’Romani tolto loro aveva, narrando come detti re e regina per essere stati espulsi dal loro regno, non avevano alcuna comodità di danari, nè d’altra cosa pertinente alla guerra, salvo che il buono animo dei baroni e popoli del regno loro, i quali non contenti del dominio del re de’Romani li chiamavano, esortandoli di torre aiuto dalla maestà sua; il quale aiuto richiedevano supplicandola che di questo ella non li fraudasse in così bella occasione, promettendole che ricuperato il regno le dareb-bono quella obbedienza e quel censo che altre volle con sua maestà pattuirno: e appresso soggiunsero che volesse