iG4 disse il signor Rustan pascià, che il serenissimo re non era sialo tale nel suo procedere, non avendo mai al-leso alle sue promesse: il che disse che era stata causa della ritenzione dell’ambasciatore. Il quale poiché non era ritornato, nè alcun altro ambasciatore in suo luogo, e poiché la regina Isabella, moglie che fu del re Giovanni e sorella del re di Polonia, non era mancata di far intendere per suoi ambasciatori gli apparati che faceva quella maestà per la guerra, avea il serenissimo Gran-Signore dato ordine e mandato comandamento che li sangiaccbi che sono alli confini dell’ Ungheria, e il pascià della Bosnia cavalcassero per introdurre il figliuolo della detta regina nel regno di Transilvania ; al quale mandò anche lo stendardo come a re, in segno che sua maestà voleva che ad ogni modo fosse padrone di quella provincia. E mi soggiunse esso magnifico pascià, che gli pareva eh’esso re de’Romani s’ingannasse a due cose, e che non avesse buon consiglio in animo: prima, che potendo stare in pace e goder l’Ungheria ed il suo con pagar ducati trenta mila di tributo, e conceder solo la Transilvania al detto figliuolo, voglia cercar di aver la guerra con pericolo e di non conseguire detta provincia di Transilvania, e forse anco di perder quelle città che possiede ora nell’Ungheria; perchè dice che se il Gran-Signore, con occasione di mandar le sue genti in ajuto del figlio del re Giovanni, si facesse padrone di alcuna città e luogo, mai le restituirebbe, siccome è intervenuto di Temesvar e Lippe, le quali città quando fosse stata fatta la pace, sarebbero ancora de’cristiani. L’altra cosa in cui dice il magnifico Rustan che s’inganni il re de’Romani, è nel giudicare che essendo questo serenissimo Gran-Signore occupato nella guerra contro il Sofì,