o o 33g ne per levar quei rispetti, che in cose tali alcuno potesse avere; ma la brevità ilei tempo e la prudenza di questo senato mi danno occasione di poterle per ora tacere, solo osservando fermamente, che freno alcuno non può maggiormente domare ogni insolente pensiero dei Turchi, quanto il conoscer essi che vi sia buona intelligenza tra li principi cristiani con il re di Persia. Potrei , serenissimo principe, allargare simili considerazioni sopra altre nazioni, come Tartari, Giorgiani, ed Africani, ed altri confinanti di quel grandissimo impero; ma poiché questo sarebbe ragionamento più tedioso che utile, io lo lascierò da canto. Bensì per dar fine ormai a questo mio officio, verrò ora a dire in quanta considerazione si ritrovi a quella Porta questo serenissimo dominio, ed in qual modo si possa mantenere ed accrescere. Non è dubbio, eccellentissimi signori, che tra gli altri mezzi con li quali si conservano gli stali, due sono li principali: l'uno è le forze vere ed intrinseche, 1’ altro la reputazione; e questa ha tanta autorità in sé, che bene spesso mancando lei, restano anco le forze annichilate,ed all'incontro con il favore della reputazione prendono esse tanto di augumento, che gli effetti suoi superano le potenze maggiori. Questa reputazione si mantiene ed accresce principalmente con il prudente negoziare ; però a questo mio proposito son tenuto di dire, che se pur li Turchi innanzi il romper della pace, cercavano d’intertenersi con noi, ciò era più per qualche loro utilità, che per riputazione grande ch’essi avessero di noi e delle forze nostre, le quali potevano loro parere assai deboli, non avendo essi già molti anni veduto cosa dalla quale s'avessero potuto persuadere che noi fossimo per procedere