243 Irò, e quanto più poteva alla sfilala cavalcando si affrettava di uscire dai passi slrelti di quelle montagne mal conosciute da lui per salvarsi; per li quali passi quelle genti che ho detto piombandogli addosso, gli tagliarono la strada e molti de’suoi malmenarono. Si salvò il bei-lerbei, con tutto che fu degli ultimi a fuggire, ma dal dolore di questa rotta cascò in una infermità, che a mezza-estate gli tolse poi la vita. Frattanto da diverse parti ogni giorno venivano avvisi di qualche danno, che le genti del Sofi facevano a’ confini di questo serenissimo Turco. S’ intendeva similmente per diverse parti, che il Sofi aveva fatto tal preparazione per sostentare la guerra, che a tempo nuovo averebbe fatto un’esercito di cento mila persone, tutte elette: e per lettere che scriveva Scander-agà beilerbci d’Erzerum, che era alla volta di Van, il tutto si confermava con giunta che il Sofi, ogni fiata che il Turco s’approssimasse alli suoi luoghi per danneggiarli, verrebbe a far giornata con lui. Il mese di Marzo giunse in Aleppo Ali pascià, che veniva dal Cairo, il quale stimando che la persuasione di Rustan-pascià appresso di sultan Solimano fosse stato ciò che l’avesse spinto a dar la morte al proprio figliuolo, dubitava che per la lunga inimicizia eh’èra tra loro due, gli avesse anco consigliato di far il medesimo verso di lui; onde egli veniva con qualche timore che il Gran-Signore lo facesse morire. E però prima che giungesse alla Porta aveva fatto il suo testamento, e disposto delle cose sue. Giunto in Aleppo mandò al Sultano il più onorato presente che alcuno mai facesse, il quale non descriverò per non essere tedioso. Questo presente dal Gran-Signore fu ricevuto con buon animo, e