3i5 gente della medesima religione, così come non è loro manco nemica tutta la parte di levante; poiché e quelli che sono Turchi sono della setta persiana,e li Mori hanno aneli’essi molla diversità nella legge con quelli della Porta, come qui a busso si dirà. Al che aggiungendosi la miseria e villa nella quule sono tenuti, non può il Gran-Signore aspettar altro da loro se non che con l’occasione guidati da quella disperazione, che talvolta suole anco negli animi vili poner l’ardire, muovansi a qualche notabile pregiudizio di quell'impero, al quale mancano li principalissimi fondamenti che già ho detto. E questo mi basterà avere esposto per la prima parie spettante alle condizioni contrarie alla forzare verrò ora a dire del governo. E cosa veramente degna di molta considerazione, che le ricchezze, le forze, il governo, ed in somma lo stalo lutlo dell’ impero Ottomano sia fondato e posto nelle mani di gente tulla nata nella fede di Cristo; la quale per diversi modi è fatta schiava e tramutala nella setta Maomettana. Onde chi anderà bene ponendo mente a questa principalissima considerazione, verrà più facilmente in cognizione del governo e natura de’Turchi; e per lasciarmi meglio intendere descendcrò sopra questo proposilo, benché brevemente, a qualche particolare. E dirò che questa genie cristiana, la quale è oggidì ammessa a qualsivoglia grado dal minore al maggiore, è condotta a Costantinopoli in due modi: l’uno è mandando quasi ogni anno per il paese a fare una scelta di piccoli giovinetti figli di cristiani, pigliandoli con inaudita crudeltà a viva forza di mano delli padri e madri loro, e condotti a Costantinopoli, facendoli entrare nella loro religione con persuasione di grandezza e di