45 questa sono li paggi che la servono, e si domanda cas-sodà, che vuol dire la più perfetta stanza. Sono i paggi in numero di venticinque a trenta, de’quali dì e notte cinque o sei stanno in piedi senza levar la testa, nè parlare, nè fare alcun motto, e si mutano di mano in mano; ma quando dorme sua maestà è guardata solo da quattro di questi paggi dedicali a questo servizio, due dei quali dalla prima ora sino a mezza notte fanno la guardia, e gli altri due da mezza notte sino al giorno; e subito che il Gran-Signore si è posto a dormire si seggono sotto due torcie di cera bianca che ardono tutta notte, e se è freddo ritrovano due pelliccie di zibellini, che ba-steriano a due uomini grandi, e pigliano qualche libro, e con quello passano il sonno finché viene il tempo del mutar la guardia; la qual non è perchè si dubiti di nemici, nè d’altro, ma solo per le cose necessarie che occorrono agli uomini, come sarebbe se sua maestà si volesse levare a far le sue orazioni, o altre cose necessarie. Questi quattro paggi si mutano ogni notte fra quei trenta che son dentro*, ed hanno di paga aspri trenta al dì, e sono in custodia dell’ odà-bascì, che vuol dire capo della camera del Gran Signore, e sono vestiti di buonissimi damaschi, rasi, e panni d’oro, con cinture lavorale di valuta di cencinquanta e di dugento zecchini 1’ una. Tra questi sono tre paggi più favoriti, 1’ uno dei quali si chiama silictar, che porta l’arco, la freccia, e la spada del Gran-Signore: il secondo si chiama sco-dradar, il quale porta presso di sè un par di mute di vestimenti per il Gran-Signore: il terzo scarabdar, che porta il masdrabà per il bever del Gran-Signore. E questi tre crescono sempre di grado in grado, e si fanno sangiac, agcì dei giannizzeri, beilerbei da terra e da mare, ed