a35 rissimo consolo, il dragomanno e noi; gli allri restarono di fuori. Come giungemmo alla porta della stanza dove era il principe , due capigì-bnscì levarono il clarissimo consolo, tenendolo uno per braccio, e lo condussero dinanzi a sultan Solimano, al quale baciò la mano, e dipoi Io posero da parte; così fecero al dragomanno; dipoi vennero da noi, e col medesimo modo ne condussero davanti al Gran-Signore, il quale sedeva in capo ad un salotto non molto grande sopra una sedia tutta d’oro lavorata, e fornita di molle gioje, ed era tanto grande, cbe tre, l’uno al par dell’altro, avreb-bonvi seduto comodamente. Vicini a lui erano li pascià in piedi non molto discosti, e per tutto il salotto erano in terra tappeti di seta e d’oro molto belli. Alcuno di noi non restò dentro; ma secondo che uno usciva, l’altro era condotto dentro dai capigì-bascì, che ne tenevano uno per braccio, ma in modo che appena ne toccavano, e ne conducevano fino ai piedi del Gran-Signore, ove chinati sino a terra, presa l’estrema parte della veste ce la ponevamo alla fronte ovvero in bocca, e nel ritornare tornassimo con la faccia volta sempre al Gran-Signore. Da poi, finito che ebbimo d’entrare e d’uscire, il dragomanno disse: « Sovrano Signore, questo è il baile lo che l'illustrissima signoria di Venezia confederata di « tua maestà tiene qui in Aleppo, il quale da parte di « essa illustrissima signoria è venuto a far riverenza e a « salutare tua maestà, e prega il Signore Iddio che la fac-« eia sempre felice. » Egli non si mosse, nè rispose cosa alcuna. Di poi il clarissimo consolo fattogli riverenza uscì, e venimmo tutti fuori in corte, e tutti insieme ritornammo a casa nostra. Quell’ istesso giorno fu a baciar la mauo di sua