rona del Gran-Signore. Questa lettera non potè meno appresso il Gran-Signore, che l’autorità di Mehemet, il quale credendosi levata l’occasione di poter favorire la serenità vostra, freddamente cominciò a continuare il negozio, dubitando, per opinione mia, di essere scoperto parziale. Noi vedendo la strettezza, e la lunghezza che si aveva nel negoziare,considerando la spedizione allora difficile,e quasi del tutto contraria all’intenzione della serenità vostra, ci deliberammo vedere che il tempo consumasse quelle nuove difficoltà. Frattanto il Gran-Signore ritornò nella città, al quale sebbene non si voleva baciar le mani prima che fossero del tutto spedile le faccende, deliberammo nondimeno doverlo fare, con speranza, in parte certa, di avere ad ottenere cou facilità quanto si trattava. Così posti all’ordine pel 15 d’ottobre eramo disposti a ciò fare; ma intendendo come ci volevano indegnamente accettare, levandoci il banchetto die per antica consuetudine ci sogliono fare, deliberammo, con finta eli’io fossi alquanto risentito, di differire. Ma superata infine la difficoltà nata, andammo il i.° di novembre, con tutti quelli ordinarj onori, e maggiori ancora, che sogliono essere usati ad ambasciatori di vostra serenità. Comparve la compagnia nostra con tanta onorevolezza, e illustrezza ’, che con tulto che li Turchi usino di vestir sontuosi d’oro, non poterono se non grandemente maravigliarsi. E sebbene questa tanta pompa non è mollo piaciuta a questa città ed anco ai principali di questo senato, creda pure vostra serenità che alla conservazione, ed accrescimento del concetto che hanno li Turchi, * Mantengo quest.n barbara parola perchè colorisce pure in certo modo i idea dell*oratore.