95 nari, e tutto quello che è portato li giorni del divano ' alla Porta. Si mettono ancora nel caznà le vesti cucite di panni di lana, di seta, e di panni d'oro, le pelliccie di lupi cervieri e di zibellini, ed ogni altra roba così cucita come è, secondo che è stata presentata al Gran-Signore, o vero comprata per li bisogni della sua corte. Questo caznà si apre li quattro giorni del divano, che sono il sabato, la domenica, il lunedì, e il martedì; ed oltre che è sotto più chiavi, e bollato col bollo del Gran-Signore, (il qual’è d’oro, tenuto sempre appresso del primo pascià) quando si vuole aprire va il ciaus-bascì, e leva in persona il bollo, e mostra quella cera al primo pascià, e così fa al caznadar del divano. Quando poi si vuol chiudere, va il ciaus-bascì a pigliare il bollo dal primo pascià; il quale cavandolo dal suo seno, prima lu mette in bocca a modo di baciarlo, per essere scritto in quello il nome del Gran-Signore. Similmente prendendolo in mano il ciaus-bascì lo bacia, e poi se ne và al caznà, e bolla la porta e ritorna il detto bollo al pascià, e prima lo bacia, e poi pigliandolo in mauo lo ribacia il pascià, e se lo rimette in seno. Innanzi alla detta stanza delli pascià, che è come la seconda delle udienze, è un altro luogo, che dicesi la prima porta, ove stanno gli agà degli spai, dei silictari, degli ulu/egì, e fuori in piedi tutti quelli che cercano giustizia così dai pascià come dai cadileschièr e tefterdar, sotto la guardia di otto o dieci capigì. Li quali a tempo debito li lasciano andare a dieci o quindici alla volta della stanza delli pascià, ove è un altro capigì che li lascia passare a uno 1 Ossia del consiglio.