172 pascià, poiché tornò in Costantinopoli, sopra la morte (li ciotto sultan Mustafà, seguita quasi al cospetto (lei serenissimo suo padre dandomi conto con confidenza e familiarità non solo del fatto di essa morte, ma anco della causa di quella, non negando essere stato egli quello che aveva scoperto il maneggio d’esso sultan Mustafà, e dato di ciò al Gran-Signore la vera certezza; dicendomi anco appresso, che si era dato la morte al figliuolo di esso sultan Mustafà, siccome è seguito, ben forse più presto di quello che altrimenti sarebbe stato, se alle orecchie di sua maestà non venivano le parole cli’erano dette ogni giorno in Aleppo dalli giannizzeri , che fosse salva la testa del figliuolo di sultan Mustafà; per le quali ben a ragione poteva credere il serenissimo Gran-Signore che fosse per accadere qualche ingrato elfetto. Delle quali cose, essendo tali che non ponno nò devono facilmente uscir dalla memoria, massime che non è passato molto tempo ch’io di esse ne diedi avviso alla serenità vostra, non par che sia necessario che ora repplichi il medesimo. Ben le dirò tre cose importanti intorno questo particolare argomento. L’una, da tutti conosciuta per vera , è che mai è mancato da questa vita alcun principe, e forse anco non sia per mancare, che la morte di quello possa apportare tanto dolore alli suoi sudditi, quanto è stata quella di sultan Mustafà appresso cadaun turco e cristiano: il che fu causa che dopo venuta essa nuova si stette in Costantinopoli ed in Pera con timor grande che avesse a seguitare alcun tumulto, essendo ogni giorno udite parole di gran rara- * Intorno questa catastrofe leggasi quanto minutamente viene riferito nella Relazione che segue.