452 costume, sebbene essi non hanno nè orologj pubblici, nè alcun altro minimo strumento (li matematica, nè per viaggio alcuna misura di miglio, o di leghe. Chi fa le orazioni in casa, o nei padiglioni, osserva il medesimo modo che nelle moschee, stendendo solamente un tappeto verso la Mecca; la quale orazione cosi fatta è stimata del medesimo merito, che quella nelle moschee. Le donne volgarmente si dice che non entrino mai in moschea, come quelle che non hanno da entrar in paradiso, ma restano di fuori con la loro porzione di beatitudine. Io però ne ho vedute certe in un drappello nel tempio di Santa Sofia; vera cosa è, che stavano in disparte, e non era allora tempo di orazione. Digiunano i Turchi il tempo della loro quaresima, che dura un mese, nè mangiano mai in tal tempo sino che il sole slà sopra la terra; fanno poi la loro pasqua in commemorazione dell’ ariete, che mandò Dio per vittima ad Abramo in loco del figliuolo. Hanno in comandamento i Turchi di difender la loro fede con lampada, di guerreggiar sempre con gli in fedeli insino a tanto che li sottomettano, sicché si facciano maomettani o diventino tributar], e proibisce loro la legge di restituir mai luogo, che abbiano preso con l’armi, e sul quale abbiano fabbricato una moschea, e celebrata orazione. Proibisce eziandio la loro legge il vino, e la carne di porco; ma in egual comandamento hanno sempre dif-fe rente obbedienza, imperocché tutti aborriscono la carne del porco, ma amano il vino. Credono al destino, e talmente, che hanno per peccato il guardarsi dalla peste, la quale regna cosi frequente in quei paesi, e quando uno muore di morbo