443 un’ uomo qual fu Mehemet, die ha fatto tante opere egregie e religiose, che da ciascuna professione di gente, oziando dai principi e dalle repubbliche cristiane, era amato e tenuto in pregio. Tuttavia costui, non meno prudente che giusto , sospettò sempre di qualche violenza; e non fu la paura così vana, che se non previde il modo, s’ingannasse nel fatto, e dove credeva d’esser falto morire per gli uflìzj iniqui degl’emuli, fu impensatamente morto da un mentecatto, o così finto. Il quale essendo cinque anni in circa stato privato dal pascià del grado di spai, nè avendo per nessun mezzo, nè per nessuna intercessione, potuto riavere più il ti maro, deliberato d’ammazzarlo, si pose a far vita solitaria, sotto pretesto di religione, e a gir mendicando il vitto. Così in capo di non sò che anni, potè ridursi costui in casa di Mehemet, e spesso gli chiedeva limosina; onde una volta mettendo il pascià mano nella veste per fargliela, egli gli piantò un coltello nel petto: accidente, che egli nè gli altri si avrebbero potuto imaginare, ma però quasi sempre vaticinando temeva di qualche infortunio, siccome gl’è occorso, per il quale si è veduto cadere con la sua vita tutta la virtù de’Maomettani. Ha ripiena costui tutta l’Asia soggetta al Turco, e gran parte dell’Europa, di fabbriche per l’uso pie e religiose, e per l’opere grandi e magnifiche, essendo le medesime state erette per comodità dei viandanti, i quali oltre l’alloggiamento hanno per tre giorni senza costo, pane, carne e risi, e per li cavalli biade e fieno. Ha fatto insieme con gli alloggiamenti, bagni, moschee, botteghe, ponti, ripari, acquedotti ed altre opere degne non meno della sua virtù, che della sua grandezza. Le più modeste fabbriche, ohe egli abbia fatto sono in Costantinopoli, ove non