17 0 ta, è giudicato eia molti che hanno pratica delle cose di sua maestà, che ovvero debba esser ritornato nel suo grado, ovvero che se per alcun tristo accidente l’animo di sua maestà si mutasse, debba finir la vita sua con morte violenta; perchè altrimenti sua magnificenza, la quale è savia e che può molto ben conoscere la natura del serenissimo Gran-Signore, darebbe la strada ai suoi nemici a poterla mettere in odio a sua maestà. Àncora è da tenersi che la suocera e moglie di esso signor Ru-stau, le quali molto lo amano, non possano tollerare che il genero e marito viva come privato; e però si giudica che il presente stato abbia a cessare al ritorno di sua maestà in Costantinopoli, perchè allora con la presenza di quella si acquieterà ogni tumulto, e si leverà ogni occasione di scandalo che potesse nascere in qual delle due cose seguisse. Con il qual signor Rustan, sebbene io potessi allora conoscere che non fosse amato dalle persone, e che anco molti mi dicessero che mai sarebbe ritornato al luogo di pascià, nondimeno mi parve d’intrattenermi, visitandolo siccome solevo far per lo innanzi quando era nella dignità di pascià, parendomi che considerati tutti li rispetti della serenità vostra, questo mio uffizio non avesse in alcun modo potuto apportare alcun altro danno se non delli doni che mi fosse convenuto far in diverse occasioni, e che l’aver mancato potesse poi esser tornato di tal danno, che il dargli rimedio fosse stato molto difficile. Ma spero in Dio che siccome vostra serenità, per sua benignità volle lodare questa mia operazione, cosi la ne sia per sentire il frutto; perchè giudico che ritornala che sia sua signoria al grado suo, come memore di questi officii, debba farne alcuna particolar dimostrazione, il