93 « conosce, e mi conoscerà quando mi perderà » è un tacito domandare,oltre le palesi richieste.E però,essendo esso di natura tale, ed avendo l’autorità che ha, che non poiria esser maggiore, e disegnando vostra serenità di stare in pace con queslo Gran-Signore, io le ricordo riverentemente, che se in certi tempi se gli mandasse qualche presente, senza esser richiesti, o di panno o di seta eletta e di qualche bella sorte per il suo vestire e della sultana, il che non saria di molta spesa, saria a lui molto grata cosa venendo volontariamente; pure ella è prudentissima, e farà quanto giudicherà essere a beneficio delle cose sue. Muta spesso uffizj questo pascià, come saria san-giacchi, ed altri di momento; perchè oltre il beneficio che viene al cctznà del Gran-Signore per ragion delle lettere e comandamenti, ancor esso ne riceve grandissima utilità, perchè non è uomo che conoscendo l’ullicio o il beneficio da lui non gli faccia onorati presenti: dimodoché si crede che guadagnando tanto per ogni via , e non spendendo molto, abbia una quantità di danari infinita. Non stima molto le gioie, ma le donate non gli dispiaciono. Ha fatto e fa ogni cosa per metter innanzi quelli suoi lavori di seta ed oro di Bursa, ed esso alcuna volta medesimamente si veste di quelli. È altresì vendicativo, ma con tempo, e con presenti perdona. Ora passando a dire alcuna cosa delle udienze del Gran-Signore, dirò prima che deputati alle medesime sono i quattro pascià, i quali sempre innanzi si riducono insieme cogli altri della corte in una stanza del serraglio, ove ancora convengono li beilerbei, li cadileschièr, li tcfterdar , e li scrivani della corte ed altri ufficiali. Questa stanza, lavorala di bellissimi marmi, e bellis-