a88 lati, e ch’essi uni ria no le forze con noi (siccome di fronte alla Spagna ed all’imperatore dobbiamo servirci dell’amicizia de’Turchi) perchè a questo modo si fa stimare l’amicizia, e conservare e durar lungamente, siccome il contrario fa il contrario. E creda vostra serenità che, olire la ragione, la prova me l’ha mostrato, e fatto riuscire; e sebbene ho avanzato poco in questa parte, perchè ho trovato il corpo molto infermo, ho operalo però tanto che la malattia non è proceduta più avanti, e credo aver mostrala la strada per la quale allri polran-no, volendo, camminare per ritornar questo stalo nella dignità pristina, massime quando, per qualsivoglia causa che succeda, il presente Rustan-pascià non sia più al 1 i negozj, perchè ogni altro che succeda sarà più ragionevole, men rapace, e non conscio del modo passato che si è tenuto nel trattar con lui. Della quale mala fortuna in gran parte ne è colpa Tenesin Salvego dragomanno, il quale ha dato tanto danno nei danaro, e ri-putaziuiie alla serenità voslra con la sua bestialità , vanità, e poca fede, che non mi basteria 1’ animo di riferirlo alle vostre eccellentissime signorie. Dio gli perdoni se lo merita, chè le cose passate si possono piti presto biasimare che coreggere. Ora se io non m’inganno vi sono buoni dragomanni, che hanno a cuore la dignità di questo stalo, e l’util suo, ed il clarissimo successore mio non mancherà di camminar come gli allri bau fatto, attendendo sempre al beneficio, vanlaggio, e maestà di voslra serenità. So che al principio che fui là, dispiacque ad alcuni di questo eccellentissimo consiglio, che io con danari non acconciassi certuni di Malvasia che vennero alla Porta, accennando di volersi cornponere. Io non lo volli