115 umana e benigna, ma ora molti sono che credono j1 contrario per la morte data al proprio figliuolo, e nipote essendosi massime con questa occasione ricordati di quella che sua maestà fece dar nella camera del suo proprio serraglio ad ìbrahim-pascià, da lui tanto amato*. Ha avuto sua maestà cinque figliuoli maschi ed una femmina; l’uno era sultano Mustafà, il quale nacque nel i5iG da una donna circassa, della morte del quale e di sultán Mehemet di lui figliolo, sebbene io ne abbia scritto a vostra serenità particolarmente, nientedimeno ne dirò al luogo suo quanto mi parrà necessario. Gli altri quattro sono nati dalla presente Sultana, eh’è di Russia, la quale ha sua maestà tanto amala, dopo che la conobbe, che non solamente ha voluto averla per legittima moglie e tenerla per tale nel suo serraglio, ma, siccome è la fama, non ha voluto dappoi conoscere altra donna: cosa non più fatta da alcuno del li suoi predecessori, essendo i Turchi solili di pigliare ora una, 1 Dì queste morti accadute appunto nell’ intervallo di tempo che passò tra la lettura della precedente Relazione e la presente, si dà ragione più innanzi. 2 L’ infelice successo della guerra di Persia del i534 consigliata da Ibrahim a Solimano, aveva grandemente indisposto 1’animo di questo principe verso il suo ministro fino allora favoritissimo. Ad accrescere l’incipiente annimaversione si aggiunsero le insinuazioiü d'i Rossane, gelosa forse della potenza del gran-visir; e a rendere compiuta la misura dell’odio sopravvenne il deposto di un tesoriere dell’esercito , fatto strozzare in que’giorni per malversazioni. Avea costui, fosse astio, fosse speranza di grazia, scritto col capestro alla gola, che quanto aveva fatto, tutto gli era stalo ordinato da Ibrahim. Ciò fu bastante perchè, secondo una credenza dei Turchi ( i quali hanno per cosa sacra tutto ciò che confessa moribondo un uomo condannato all’ultimo supplizio) fosse risoluta secretamente la morte d’ibrahim. Solimano non pensò nè a far confessare il delitto al suo favorito, nè a dargli modo di discolparsi, e fu strozzato mentre dormiva ; cosicché queir infelice , per sua men trista ventura, non seppe forse d’essere stato condannato dal suo signore.