334 nelle giuste ancora con grandissimo torto l’offendono* si per conto del li traffichi ordinarj, come per il preteso credilo dell’ebreo Michel contro del re, ad istanza del quale ebreo fece il Gran-Signore ritenere delle navi francesi, confiscando le robe di tutti li mercanti. E con tutto che il re dappoi ne facesse fare grave risentimento, non potè mai ottenere nè favore, nè giustizia alcuna. Oltre di questo scoprì il Signor Turco l’animo suo più chiaramente verso il re di Francia nell’elezione del re di Polonia ', poiché non volle mai favorire il fratel- lo di sua maestà nel modo che ne era ricercato, nè seppero anco li Turchi fingere in modo questo lor pensiero, che non apportasse scopertamente mala soddisfazio-neai Francesi, e che non desse loro occasione di dolersene vivissimamente; perchè pensava il Signor Turco che i Polacchi eleggessero in loro re uno di loro medesimi, siccome Mehemet-pascià disse a me chiaramente che gli aveva eccitati con il prudente esempio di questa repubblica. E vero che entrando poi i Turchi in estremo timore che l’elezione venisse a cascare o sopra la casa d’ Austria, o nel Moscovita, allora per minor male scrissero in raccomandazione del duca d’Angiò, ma con maggior mala soddisfazione delli Francesi che se scritto non avessero; poiché oltre che le lettere erano assai fredde, furono anco condizionate, esortandoli per prima a far elezione di uno di loro medesimi, e ciò non succedendo, raccomandavano in tal caso il fratello del re cristianissimo; ed anche trattennero tanto questa espedi-zione, e forse fu dato ordine al ciaus di trattenersi nel viaggio, che non giunse a tempo di fare officio alcuno, ■ Enrico Duca d'Angiò, fratello di Carlo IX.