471 vano dalla Diltatura, il generale Cavaignac divenne fanciullo dirimpetto alle consumate arli ilei volponi dell’Assemblea nazionale ; eglino, incensatori dell’idolo di ieri, lo trascinavano oggi, a proprio talento, per le loro strade di fango .... fi soldato intrepido davanti alle palle di cannone, doveva rovesciarsi abbattuto sotto palle di neve. —.......... . Troppo tardil.... E mentre la politica del ministero francese, fattasi ereditiera del sistema moderantista, del sistema-Guizot, gettava agli elemosinanti importuni queste crudeli parole, la Lombardia gemeva scontando i santi entusiasmi del suo popolo, scontando gli errori grossolani e le servilità del suo Governo provvisorio, sotto il giogo di ferro del brutale Kadetzky. La Lombardia sotto alle battiture delle verghe croate sanguinava da tutte parli; e nessuna voce si alzava a pregar tregua dal barbaro sull'il-lividito corpo della venduta. Non i mediatori, non il Piemonte. Bensì più tardi protestò il Carignano, quando alle fucilazioni, che gli levavano l’impiccio di qualche exaitato, Piadetzky frammise la tassa ingente che rubava le tasse future al Piemonte. E i liberali del Piemonte salmodiavano beatamente i funerali della fusione, evocata coi bullellini ufficiali dalla Consulta Lombarda, lurido fantasima accovacciato alla soglia delle stanze reali. Al Iroppo tardi, con cui la Francia rispondeva all’urlo di strazio uscito dalle viscere di una nazione, altre grida rispondevano, altre stragi, altre vittorie oltre il Reno. Vienna, flagellata dalle bombe imperiali, ricadeva in mano di Win-dischgralz, maledicendo alla Francia. La Polonia, soccorsa soltanto dai voti sterili della dinastia del Luglio e delle Camere della borghesia, bistrattata da un secolo dalle promesse francesi éome dal Knout della Russia, la Polonia, fra i voti della simpatia di Francia, spirava maledicendo alla Francia. La Sicilia offeriva alla flotta francese il miserando spettacolo dell’eccidio di Messina, delle turpitudini del Borbone i cui ufficiali banchettavano, tra il fumo degl’incendii della distrutta città, con gli ufficiali della repubblica di Francia. A quel banchetto un popolo morente portava il suo toast alla fratellanza dei popoli: una maledizione alla Francia! Mai la Francia non fu così invocata, così imprecala a vicenda. Sotto i suoi occhi, quasi sotto gli auspicii di lei iniziatrice dell’insurrezione europea, il despotismo garantiva da per tutto l'ordine, l’ordine di Far-savia, fra i popoli insorti. 1 telegrafi da ogni parte recavano al ministero francese: l’ordine è ristabilito a Vienna, l’ordine è ristabilito a Praga, a Messina, a Lemberg, a Berlino .... — c il ministero francese compiacevasi del ritorno dell'ordine della vittoria sull’anarchia; ed era molto se il National, bellicoso come il suo tutore Marrast, osava di quando in quando spiegare, daccanto alle cifre dei fucilali di Milano e di Vienna, l’elenco delle forze navali, delle forze terrestri della Francia; onde provare, non so se ai popoli od ai tiranni, ch’ella, la Francia, sarebbe in islato, se il momento venisse, di affrontare una guerra. Ma il momento della guerra non veniva mai; dacché, al dire del