233 iu mente, ciò che non vorrei credere, o si diedero, non so per influenza di chi, istruzioni sì elastiche, che si potè lare ciò che talentava. Quando il ministero si presentò a questa bigoncia, disse che non larebbe nulla contro le popolazioni romane, che si voleva opporre una influenza a quella d’Austria e di Napoli. Rimetterò sotto i vostri occhi il discorso pronunziato dal presidente del Consiglio. Vi ricordate i termini del rapporto ; ora egli è tempo, perchè nessuna nube rimanga in tal discussione, perchè poniamo i signori ministri iu grado di ben determinare il legame, che ha fra le lor parole del 17 aprile e i lor atti d’oggidì, egli è tempo, egPimporta di rimettere sotto gli occhi dell’Assemblea alcuni passi del discorso del sig. ministro della giustizia, presidente del Consiglio. Non penso che l’Assemblea esiga ch’io le legga i termini del rapporto; e’sono presenti a’vostri peusieri, e non temo di dire che accettandolo dolorosamente, poiché tal l'u l’esito d’una risoluzione sulla quale mi sono ingannato, — ne chieggo perdono a Dio e al mio paese, — non temo di dire cbe, se i termini della politica di quel rapporto fossero stati seguili, le sventure che deploriamo non sarebbero mai state a temere. Letto il rapporto, e fatta da’miei onorevoli colleghi l’inlerpellazione, ili cui io parlava poc’anzi, il sig. ministro della giustizia si espresse così: « Mi sia permesso prima, di salutare come un avventurato sentimento, rallegrandomene come d’una forza pel mio paese, l’unanimità die si è manifestata nella Commissione. » E ad alcune rimostranze de’membri dissidenti della Commissione, il ministro della giustizia riprende: « Bene, rettificherò il mio detto. No, non ci fu unanimità nella giunta; ma è già molto che vi sia accordo .... (ascoltate ben questo) è già mollo che vi sia accordo fra essa giunta ed il governo, e che, in tal questione di dignità, d’utile della Francia tutte le dissidenze di partilo siano state obbliale, per fondersi nel sentimento del patriottismo e della devozione al paese. Quest’ò una forza, il ripeto, ec. « Ora, si chieggono spiegazioni al governo, o piuttosto si chiede eli'ei ci riproduca alla bigoncia le spiegazioni, ch’egli ha già date nella giunta; ci si domanda particolarmente di dichiarare se andiamo, sì o no, iu Italia per unire la nostra bandiera a quella d’un’altra potenza, dcl- 1 Austria, poich’ella fu nominata. Non pro\iamo nessun imbarazzo a rispondere. Il governo francese, nella spedizione per la quale vi si domanda mi assegnamento, non prese consiglio se non da sé stesso, da’suoi inte-iossi e dalla sua dignità. » Seguono le spiegazioni, sulle quali ritornerò or ora; ma, il vedete, poiché fu letto il rapporto, il sig. ministro vi aderì, il sig. ministro disse ch’era inutile ch’ei ripetesse alla bigoncia le spiegazioni date nella Commissione. Or bene! io m’appello solennemente a tulli coloro, che facevano parte di quella Commissione. Non fu egli inteso espressamente, non in modo indiretto, ma con la maggior chiarezza di cui è capace la lingua francese, che non si farebbe versare il sangue degl’italiani, che non si andava per ristabilire nessuna forma di governo, ma per dare proiezione,