173 tei li che ci soccorrono negl'istanti di sventura; fidenti che giammai potrà sorgere il giorno, in che Italia abbia ad esecrare, e additare alla infamia dei posteri, l’onorato nome di quella Francia, al fianco de’cui prodi combattevano i nostri padri, nei giorni felici di sua gloria, da cui si dividevano con giuramento di fratellanza, allorquando una grave sventura pur colpiva la vostra patria. Accogliete, generale, l’amplesso di amore, che per noi v’offre questa popolazione, fidente nella nobiltà e nell’onore della nazione francese. Viva la repubblica francese, e Dio salvi e la Francia e la repubblica romana ! Votato ad unanimità dalla piena adunanza municipale, questo dì 25 aprile 1849, ore 6 antimeridiane. / rappresentanti del popolo. — Giuseppe Boscaini, gonfaloniere. — Anziani: Domenico Bortolini, Attilio Brauzzi. Gaetano Lanata, Felice Guglielmi. — Consiglieri: Antonio Baghelti, Giuseppe Bruzzesi, Settimio Sposilo, Antonio Gasparri, Giuseppe Ferri, Luigi Alibrandi, Gio. Battista Fraticelli, Luigi Freddi, Antonino Ceccarelli, Giovanni Bartoli, Pietro Marchetti, Francesco Gacciottola, Filippo Albert, Antonio Albert, Andrea Bregoli, Salvatore Marinelli, Luigi Galli. Lettera indirizzata al ministro degli affari esteri di Franciadal colonnello Frapolli, inviato straordinario della repubblica romana presso il governo francese. SlCKOR MINISTRO ! Una spedizione francese sta per ¡sbarcare a Civitavecchia; questo faito voi me lo avete chiaramente annunziato nell’ultima conferenza, che ho avuto l’onore d’aver con voi ieri Faltro sera: esso fu ripetuto iersera nel Dioniteur. La nazione italiana, percossa dalle disgrazie , avea domandato alla Francia, per mezzo de’suoi rappresentanti, il suo concorso fraterno contro l’oppressione straniera. Voi avete lasciato incendiare le nostre città ; voi non vi siete nemmeno degnato di risponderci. Il popolo romano, rappresentato dal suo governo, uscito dal suffragio universale, era pronto ad accettare l’alta mediazione della Francia, nelle sue differenze col Papa, suo padre spirituale. Questo stesso desiderio v’era stato espresso in una Nota, indirizzatavi da’miei onorevoli predecessori. Io ve l’ho espresso di nuovo martedì scorso. V’ho scongiurato d’evitare una guerra fratricida; mi sono mostrato disposto a qualunque onorevole transazione, ove voi aveste consentito ad entrare come amico sul territorio della repubblica romana. Io n’ebbi da voi per risposta: « Che voi non potevate negoziare con ciò che non esisteva; che Roma per voi era il Papa e il suo diritto; che la Francia s’interporrebbe, onde impedire una reazione, forse troppo violenta, ed affinchè il principio della secolarizzazione fosse applicato il più largamente che sia possibile nel- 1 amministrazione dello stato. » A ine, inviato d’un governo e d’un popolo, che anticipatameule