10 i avversarli. Vi si rimproverò sovente die, per le vostre spese d’ armamento, il Tesoro si trovava, se non esausto, almeno fortemente oberato. Thiers: Si rispose a tutto ciò. Ledrù-Rollin : Altro è rispondere, altro convincere. È sempre facile il far delle frasi (risa): men facile negare fatti avverati, contro cui la lotta non può. È evidente che nel 1840 doveste credere alla guerra: altrimenti, perchè tanti sagriiìzii e sì lunga commedia? Non esaltavate le popolazioni? non sonavate per mezzo dei vostri giornali delie marce guerriere? non facevate risonar l’aria delle parole gloria ed onore? Ora permettetemi di ricordare il motivo della possibilità di quella guerra. Era 1111 interesse lontano. Trattavasi semplicemente di non lasciar prendere ad un’ altra potenza la preponderanza in Oriente. Ma questa guerra si faceva in terre lontane, oltremare, non a Torino, non in Italia, non sulle frontiere della Francia. E voi dicevate testé, con un aspetto dommatico; non si combatte per una questione d’influenza. (Risa di approvazione a sinistra.) No, non ci san*»o battuti in Oliente per conquiste: ma solo per rientrare nel concerto wffopeo. Dunque voi siete oppresso dal vostro passato. In Italia invece trattasi solo di una questione d’influenza? No, ma della coalizione dei re contro le repubbliche, contro la democrazia, la quale trionfò da noi. Nella questione italiana, diceste, ha tre politiche a seguire; la politica della guerra, quella delle pratiche, la terza che consiste a non far nulla, pur fingendo di fare. Questa è la politica del ministero j* risponda esso. (Risa a sinistra.) Io non mi occuperò che dì quella della guerra. Voi dite: « Se volete la guerra dichiaratelo coraggiosamente a questa ringhiera. » Io risponderò: « Se volete il contrario, la pace a qualsivoglia prezzo, bisogna pur aver il coraggio di dirlo qua. » Dite pure: * La guerra! vi avete pensato seriamente? la guerra coll’Austria è un aifar serio anche per la Francia »; e, comprendendo che vi sarebbe potuto rispondere, scivolaste gettando questo motto : « Avreste torto a far capitale sulla simpatia dei popoli. Che è questa simpatia? un solo combattimento a Torino non ne diè la misura? » In prima vi dirò che per la sconfitta di Novara la causa d’Italia ■>on è ancor perduta. Vi mostrerò eh’ ella è più vivace che mai . . . Sì, sono felice nel poter rispondere, lo confesserò, ad un’ asserzione^ che m’ha profondamente afflitto. Il sig. Thiers non dubitò di dire che la causa di Torino fosse stata abbandonata dai popoli italiani. Queste parole sono molto leggiere ; poiché le ostilità cominciarono 24 ore dopo la denuncia dell’ armistizio, e i popoli della Toscana e della Romagna non ebbero tempo a recarsi sul teatro della guerra. Perciò ho ragione ‘li dire che la causa dell’Italia non è morta. Ne sono convinto: per sostenerla, ognuno si farà soldato. (Benissimo!) Soggiugneste che protegger l’Italia colle nostre armi era come muover guerra all’Europa intera, una guerra indefinita. Mio Dio! il sig. Thiers avrebbe pur potuto trovare nella sua memoria, in quella de'suoi odierni ornici, una risposta a questa volgare obbiezione.