514 pende, quando con eguale intrepidezza e indifferenza ascolta una parola di grazia per lui, grazia che barbaramente la morte gli tramuta nell’Ergastolo, sendo il continualo e lento penare maggiore satisfazione alla rabbia e crudeltà del tiranno. Benché da ferri aggravalo, dalle fatiche oppresso, molestato da ogni malore di corpo, e patemi di spirito, si dà allo studio dell’arte della guerra, e della storia, nelle quali discipline riusei a nessuno secondo. — In tali occupazioni attende il giorno del risorgimento di nostra Italia; quel giorno giungeva, era il 27 Gennajo 1848. — Dalla Sicilia alle ulliine Alpi sonava ¡1 grido de’Popoli oppressi, ed il Borbone il primo si vide costretto per salvare sé stesso dare una costituzione, e con essa libertà a’condannati politici, sicché Rosaroll-Scorza veniva tratto dal carcere per le braccia del popolo. — Non appena uscito, arruolava un Battaglione di Yolontarj, e con questo ed il IO.0 di Linea dopo pochi giorni partiva, quale avanguardia del corpo d’armata Napoletana. — Le giornate del 13 e 29 Alaggio dello stesso anno fanno testimonianza di Lui, e de’suoi; ed i Campi di Curtatone furono bagnati del suo sangue, perché con piccola, ma eletta schiera rompeva e sbaragliava il nemico avente quadruple forze, e una poderosa artiglieria. — In quell’azione ebbe alla coscia destra una ferita, ed il suo valore gli ottenne ¡1 fregio dal Gran Duca di Toscana della Croce del merito di S. Giuseppe. — La sventura intanto colpiva le cose nostre, e la celebre città pelle cinque gloriose giornate ignominiosamente dal Sabaudo Re si vendea all’Austriaco devastatore. — L’esercito Italiano si ritirava, abbandonando il suolo di Lombardia, e la maggior parte delle Veuezie nelle mani al feroce Radetzky. — Nel Piemonte la libertà ed indipendenza spegnevasi, e Venezia rimaneva sola incontaminata dell’onta. — Rosaroll vide, osservò, corse a questo libero suolo, dove fu accolto ed ammesso col suo grado di maggiore. — Qui contrastava la gloria alla ardentissima sua brama di dedicarsi tutto tutto all'opera santa. — Funzionando a Malghera in qualità di Maggiore di Piazza non era perduto un istante del dì e della notte da Lui. — Vigile, attento, accurato nulla trascurava di ciò che di più minuto incoinbevagli. Dolce, affabile, di grate maniere acqui-stavasi l’amore de’soldati; infaticabile, sollecito di ben compiere ogni sua missione meritavasi la stima dei superiori. — Di Malghera vien tolto, ed a Comandante passato del Forte di Malainocco. — Di qui egli fiuta l’odore dell’attacco che dal barbaro a Malghera si dà, e valoroso domanda di essere spedito alla pugna, ed ottiene il Comando della Lunetta N. lo, l’avamposto d’onore dei Forti, di Malghera. Innalza un cantico al Cielo in ringraziamento di sua destinazione, e corre, vola dove la morte in cento modi precipitasi sopra dei prodi. — Imperterrito ad ogni colpo si stà; fermo affronta ogni periglio, dividendo col semplice soldato ogni fatica, ogni stento, partecipando ad ogni privazione e sofferenza di quello. — Saggio dirige ogni movimento, prudente regola ogni azione, animando coll’esempio, coll’opre alla perseveranza, alla gloria. Da quel Forte mucchio di pietre, ammasso di ruine, la gloriosa ritirata dei nostri ebbe effetto, deludendo il perfido avversario. — Fu allora il Rosaroll mi'ritameole innalzato al grado di Tenente Colonnello. —