225 qurll' assolutismo, che gravitò altresì duramente sopra di voi tino a condurvi alla necessità di scuoterlo e di ricovrare i vostri diritti. Perciò ingiusta cosa sarebbe ove eziandio con un pensiero vi offendessimo, incolpandovi di que’ mali onde per lo spazio non breve di trentalrc anni fumino stracciati dal Monarca vostro Signore. La colpa è tutta di lui, voi foste innocenti. L’era vostra comincia adesso, e comincia con avere inalberalo il vessillo splendido della nazionalità, il quale rifulgendo come sole di carità, che spande i suoi raggi benefici sovra tutte le altre nazioni, dee portarvi la pace, la concordia, la prosperità, -e rimarginare altresì le piaghe del troppo lungo e duro servaggio. Noi fummo compagni e simultanei nell’opera del riscatto; dobbiamo aneli’esserlo nella sincerità de' sentimenti, nella conformità delle ragioni, nella generosità dell’ inleii-dimenlo che c’infuse il coraggio ed armò il braccio a si grande e nobilissima impresa. In quel concitato ed eroico sentire fummo al certo esattamente conformi nello scopo: la salute della patria, la guarantigia deli’umanità. Vorremo dunque noi fallire nel pratico esercizio del potere, onde siamo adesso investiti, alla santità del principio, cioè vorremo noi essere in contraddizione con noi medesimi? No certo. Eppure il saremmo ogni volta che noi intendessimo d’intavolare, o di proseguire una guerra che uscisse dallo scopo c dal line di guarantirci e di preservarci fa nostra nazionalità. Senzachè, oltre al venire in contraddittorio con noi medesimi, cioè col principio che difendiamo, a guerreggiare non ameremmo la salute della patria; da che le sorti dell’armi sono incerte, e il furono sempre ai maggiori e a’più grandi capitani, onde, .mancando a noi medesimi, potremmo altresì condurre ¡11 perdizione la patria, questo grande e supremo bene. Non saremmo più i guardalori teneri dell’umanità, ma sì i carnefici per le stragi e pei dolori, che accompagnano questo lacrimoso termine del combattere, abborrito sempre dalle nazioni, e solo orbilo ed accarezzalo dal tirannico dispotismo dei re, perchè conducono al macello, non le amate viscere de’fratelli, ma una carne di schiavo immolala alla loro ambizione, al loro orgoglio. Ci piacque richiamarvi qui la santità del principio di nazione; perocché non sappiamo conciliare in qual modo i generosi Austriaci niellino in accordo la ragione che per sè difendono, e la guerra che couti\> noi decretano, i soldati che inviano a disertarci. Come que’ diritti che tengono validamente per voi, provano niente a favor nostro? Questa sarebbe l’onta più grande che uno far possa alla ragione umaua. Voi dite di volere vendicato l’ouore delle armi austriache; ma noi di una filosofìa « di una civiltà più provetta non conosciamo onore dove non è virtù, la sola, cui presti omaggio anche il tristo, vestendone le sembianze per ingannarci. Chi oserà proclamare onorate le imprese e le armi di Alessandro, dì Cesare, di Napoleone? Il diritto, la ragione, e quindi la storia, severa giudicatrice e imparziale, le condannerà sempre e nominerà ariAi assassino e di ladro, e non è che l'ingannevole fascino dei grandi •involgimenti che, talvolta sviando la ragione, conduca l’uomo a scam-biare significanza al vero. Le onorate azioni vogliono sempre avere a fondamento la virtù, la quale non esce mai da’termini del diritto, del giusto e dell’onesto; onde uoi diciamo giustamente onorato quel padre T. VII. 4 5