280 che la giornata del 30 non poteva essere se non un malinteso; ch’era torse ancora possibile di conciliare le cose, se consentissi a fare una nuova dichiarazione, la quale mostrasse in chiaro e preciso modo che la Francia non imporrebbe nessun governo agli stati romani. ( Movimenti diversi. ) « Ho risposto al padre Ventura che io credeva d’avere a sufficienza fatto conoscere il pensiero del mio governo (benissimo!), pensiero tutto liberale; che, dopo quanto era accaduto, io aveva certamente il diritto di mostrarmi severo . . . (Oh! oh! a sinistra); che io usava sì poco di tale diritto, ch’era ancor pronto ad entrare in Roma qual amico, qual mediatore fra l’anarchia e il despotismo che minacciano le popolazioni. ( Approvazione a destra. ) « Ho aggiunto che, così operando, credeva d’operare pel vero utile del popolo romano. ( Nuova approvazione. ) A questo dispaccio, prosegue il ministro, andava unita una lettera particolare, che contiene pochi ragguagli; or farò lettura all’Assemblea di quei che le può importare; eli’ha la medesima data: >• Non ho niente di particolare da aggiugnere alle informazioni uf-lìtiaii, che ho l’onore di trasmettervi. La condizione è certo intricata, ma sono convinto ch’ella si strigherà sotto la protezione della bandiera francese. Era impossibile non ¡spiegarla qui nelle congiunture presenti, poiché la lotta, alia quale prendiamo parte, è quella della civiltà contro la barbarie. » ( Approvazione in un gran numero di banchi. ) Parecchie voci: A domani! 11 sig Grevij: Il sig. ministro della guerra nou ha egli ricevuto un dispaccio? Il sig. Odilon Burrai: Egli ha ricevuto un dispaccio, che non è completo; non contiene neppure la lista dei feriti. Parecchie voci: Che importa ? Leggete. Il generale Rulhière, ministro della guerra, legge il seguente dispaccio : « Palo, A maggio 1849. « Signor ministro, dal 22 aprile, giorno in cui il corpo di spedizione del Mediterraneo fece vela per Civitavecchia, siuo al 28, vi ho tenuto informato delle sue operazioni; esse ebbero tutte, come sapete, pieno successo. Gli uomini più eminenti dichiaravano che il nostro arrivo subito ed imprevisto nel porto di Civitavecchia avrebbe stupito ed atterrito. « Bisognava, ci era detto da tutte le parti, e a fin d’evitare l’effusione del sangue, non lasciar aumentare a Roma i mezzi di repressione e difesa. Ufficiali intelligentissimi, ch'io aveva inviali in quella capitale per ¡studiarvi l’opinion pubblica, dichiaravano unanimemente, dal canto loro, che una forte ricognizione sopra Roma era necessaria, e basterebbe a sospendere immediatamente tutti i preparativi di resistenza. « Una pronta determinazione era dunque imperiosamente prescritta. Il 28 aprile, il corpo di spedizione parte da Civitavecchia e si accampa il 28 a Castel di Guido; fin là, nessuna ostilità. Volendo conoscere al più presto possibile le disposizioni delle truppe della repubblica romana.